68ESIMA REGATA STORICA DELLE ANTICHE REPUBBLICHE MARINARE

Celebrare le rivalità e le imprese delle più note Repubbliche Marinare italiane, ovvero Venezia, Amalfi, Genova e Pisa: è questo lo scopo del Palio delle Antiche Repubbliche Marinare, la manifestazione sportiva istituita nel 1955 e che quest’anno, per la sua 68esima edizione, torna ad essere disputata nella laguna veneziana, che venerdì 2 e sabato 3 giugno accoglierà nelle acque della sua laguna gli equipaggi di Genova, Pisa e Amalfi.

Venerdì sfilerà, insieme alla presentazione degli equipaggi, il corteo delle quattro repubbliche all’interno dell’Arsenale e nel contesto del Salone Nautico.
Il giorno seguente, sabato, vedrà invece la tanto attesa disputa maschile,  e grazie a un maxi-schermo si potrà assistere al completo svolgimento della regata, dalle sue prime battute fino alla sua conclusione.

A bordo di ogni galea trovano spazio otto vogatori e un timoniere, e ciascuna di esse si distingue per i colori e le splendide polene. Per la polena che taglia prima il traguardo, a conclusione del percorso, l’ambito trofeo in oro e argento realizzato dalla Scuola Orafa Fiorentina che rimane nelle mani della città vincitrice per un anno, per poi essere rimesso in palio in occasione della Regata successiva.

 

Programma

Venerdì 2 giugno

– Ore 17.00, Corteo Storico: sfilata delle delegazioni in costume di Pisa, Amalfi, Genova, Venezia – da Piazza San Marco lungo la Riva degli Schiavoni e fino a Arsenale

– Ore 18.30 Regata equipaggi femminili/misti (percorso 1000 metri) nei pressi dell’isola di San Michele, con arrivo di fronte a Fondamente Nove – Ospedale.

– Ore 19.30 Premiazione regata equipaggi femminili/misti e cerimonia di presentazione degli equipaggi Palio Repubbliche Marinare, presso Arsenale – Salone Nautico di Venezia.

Sabato 3 giugno

– Ore 18.00, Bacino di San Marco: 68^ Regata delle Antiche Repubbliche Marinare Italiane (distanza 2.000 metri): dai Giardini di Sant’Elena lungo il Bacino di San Marco fino al traguardo di fronte la Basilica della Salute. 

A seguire: premiazione degli equipaggi in Campo della Salute. 

La festa del Bòcolo, il 25 aprile a Venezia

La leggenda narra che la figlia del Doge Orso I Partecipazio, Vulcana, un triste giorno, il 25 aprile, ricevette per mano del prode cavaliere Orlando, una rosa bianca, macchiata di rosso dal sangue del suo amato Tancredi, caduto in battaglia.
Impietrita dal dolore si ritirò nelle sue stanze e fu ritrovata esangue con il suo bocciolo di rosa, tornato fresco come appena colto.
Ecco perché a Venezia il 25 aprile, oltre che festeggiare la liberazione d’Italia, è anche il momento del tradizionale Bòcolo, il bocciolo di rosa da regalare alla persona amata.

 

IL BOCOLO UMANO

Il 25 Aprile a Venezia ricorre inoltre la Festa di San Marco Evangelista, Santo Patrono della città; anche quest’anno sarà quindi una giornata ricca di appuntamenti che prenderanno avvio sin dalle prime ore del mattino per rinnovare una tradizione antichissima nella quale convivono mito e tradizione .
Il programma prevede celebrazioni ed eventi a Palazzo Ducale e in città come la costruzione del grande bòcolo umano in piazza San Marco.

 
 

 Acquista un biglietto per il Palazzo Ducale

11 novembre: San Martino a Venezia

La tradizione di festeggiare San Martino a Venezia risale a molti secoli fa, con la fondazione della chiesa dedicata al Santo nel 1540, per poi continuare fino ai giorni nostri, diventando una festa molto sentita ed amata dai veneziani, grazie soprattutto al tipico dolce di San Martino.

L’11 novembre coincideva con la fine delle celebrazioni del Capodanno dei Celti, il “Samuin”, che si svolgevano proprio nei primi dieci giorni del mese: il retaggio di questa festa pagana era ancora presente nell’ Alto Medioevo, e la Chiesa sovrappose il culto cristiano del santo più amato dell’epoca alle tradizioni celtiche.

A Venezia l’11 novembre di ogni anno si teneva una solenne processione, dalla Scuola Grande di San Giovanni Evangelista, dove veniva custodita la reliquia di San Martino, fino alla chiesa di San Martino di Castello.
Nelle case veneziane si accendeva un gran fuoco, venivano arrostite le castagne e si beveva in abbondanza.

 

 

Nonostante sia purtroppo una tradizione che sta scomparendo, l’11 novembre si possono incontrare ancor oggi in giro per Venezia bambini con corone di carta in testa che fanno un gran baccano battendo pentole e coperchi con mestoli di legno e contando sulla generosità e sulla simpatia dei negozianti per ottenere qualche monetina.

Con i soldi così raccolti, è usanza comprare il tradizionale dolce di san Martino, che esiste in due versioni: un dolce di pasta frolla con la forma del santo a cavallo munito di spada e mantello, guarnito con glassa di zucchero colorata, praline, caramelle e cioccolatini; oppure la versione più antica, un dolce di forma identica ma di cotognata. Tipici della festa sono anche i dolcetti di cotognata, detti persegada, di varie fogge.

 

Regata storica, 4 settembre 2022

La regata è una delle manifestazioni più antiche che si svolgono a Venezia.

Una competizione tra i pescatori attivi in laguna si svolgeva di fatto quotidianamente quando, dopo una notte di lavoro, essi cercavano di arrivare per primi, con la loro imbarcazione, predisposta per la caratteristica “voga alla veneta”, ovvero con i rematori posti con lo sguardo verso la prua, al mercato di Rialto, per spuntare i prezzi più alti per il loro pescato.

Dal 1922 la Regata si corre, a cura del Comune di Venezia, annualmente: unica interruzione quella dovuta alla guerra, tra il 1939 ed il 1946, anche se una edizione viene disputata nel 1942, nel pieno del conflitto, per essere utilizzata nel film “Canal Grande”, con Cesco Baseggio, ambientato alla fine dell’Ottocento.

Alla regata tradizionale dei gondolini, riservata agli uomini, si sono aggiunte, nel corso degli anni, varie gare: quella delle Caorline a sei remi (dal 1951); dei Giovanissimi (dal 1976); delle Donne (dal 1977, anche se si erano già corse due gare, nel 1953 e 1954).
A ogni competizione accedono, dopo le qualificazioni, nove imbarcazioni, che si contendono le “bandiere”: ai primi classificati spettano quelle rosse, ai secondi le bianche, ai terzi le verdi e ai quarti le azzurre.

La manifestazione viene però aperta dal Corteo storico, che vuole ricordare quello tenutosi nel 1489, per il ritorno a Venezia della regina di Cipro, Caterina Cornaro, che aveva rinunciato al suo trono, donandolo alla Serenissima.

Anche domenica 4 settembre le competizioni saranno precedute dallo spettacolare corteo storico che riempirà di colori il Canal Grande, con imbarcazioni tipiche cinquecentesche, gondolieri e figuranti in costume.

Di seguito il programma della giornata:

Dalle ore 16.00
CORTEO STORICO – SPORTIVO: sfilata lungo il Canal Grande di imbarcazioni storiche con figuranti in costume, gondole e imbarcazioni delle associazioni remiere di voga alla veneta.
Percorso: Bacino di San Marco, Canal Grande, Rialto, Ferrovia e ritorno lungo il Canal Grande fino a Ca’ Foscari

Ore 16.30
REGATA DE LE MACIARELE E DE LE SCHIE: regata su mascarete a due remi riservata a ragazzi.
Categorie:
Maciarele Senior (fino a 14 anni). Percorso: da Punta della Dogana a Ca’ Foscari
Schie (fino a 10 anni). Percorso: da Rialto a Ca’ Foscari
Maciarele Junior (fino a 12 anni). Percorso: da San Stae a Ca’ Foscari

Ore 16.50
REGATA DEI GIOVANISSIMI SU PUPPARINI A DUE REMI
Percorso: Bacino San Marco, Canal Grande, giro del paleto all’altezza di Ca’ Farsetti e arrivo a Ca’ Foscari

Ore 17.10
REGATA DELLE CAORLINE A SEI REMI
Percorso: Bacino San Marco, Canal Grande, Rialto (giro del paleto all’altezza di San Marcuola), ritorno lungo il Canal Grande e arrivo a Ca’ Foscari
Inoltre sfida Remiera Internazionale delle Università
Sfida su galeoni a 8 remi tra l’equipaggio delle Università Ca’ Foscari / Iuav di Venezia e le squadre di altre Università.
Dopo il passaggio delle caorline (3°/4° posto) e dopo il passaggio dei gondolini (finale)
Percorso: da Rialto a Ca’ Foscari

Ore 17.40
REGATA DELLE DONNE SU MASCARETE A DUE REMI
Percorso: Bacino San Marco, Canal Grande, Rialto (giro del paleto all’altezza di San Marcuola), ritorno lungo il Canal Grande e arrivo a Ca’ Foscari

Ore 18.10
REGATA DEI GONDOLINI A DUE REMI
Percorso: Bacino San Marco, Canal Grande, Rialto (giro del paleto all’altezza di San Marcuola), ritorno lungo il Canal Grande e arrivo a Ca’ Foscari

I Krampus arrivano ad agitare il Natale di Caorle Wonderland

Sculture di ghiaccio, bolle giganti che fluttuano nell’aria, una ruota panoramica da togliere il fiato, le magie di maghi e illusionisti, gli show di artisti e burattini, i laboratori didattici, le giostre e il miglior cibo di strada da tutto il mondo: CAORLE WONDERLAND è la versione natalizia della località veneziana che per un mese intero fino al 6 Gennaio si trasforma nel villaggio da fiaba di Babbo Natale.

E chi meglio di loro a scombussolare la pacata magia delle feste?
Un’orda di demoni scende dalle montagne per scompigliare il centro di Caorle con maschere spaventose e giochi di fuoco.
Sabato 14 Dicembre dalle 10 di mattina sino a tarda sera un carnet di spettacoli e show di magia stupiranno grandi e piccoli: si inizia alle ore 14 con Mago Merlino e i suoi fratelli in Piazza Pio X con “Maga Gaia e quella volta che salvai il Natale”, spettacolo che verrà riproposto alle ore 17 per tutti coloro che se lo fossero perso. E poi, grande esclusiva veneta, per la prima volta scendono dalle montagne per invadere le vie di Caorle e spaventare tutti con le loro mostruose maschere e show, sono i “Skaupaz Toifl”, i famosi krampus di Tarvisio.

Alle 18.30 un’orda di demoni terrificanti scenderà in paese con carri infuocati, fruste di ramoscelli e mani tinte di carbone nero alla ricerca dei bambini “cattivi”. Uno spettacolo pauroso e divertente che si ispira alla tradizionale festa di San Nicolò che si celebra con questo suggestivo rito soprattutto nell’arco alpino e in Trentino Alto Adige. A portarla in Veneto è il gruppo Skaupaz Toifl, attualmente composto da una quarantina di soggetti, nato nell’inverno del 2008 e divenuto associazione nel 2018. Obiettivo di questo affiatato team di simpatici diavoli è far conoscere anche al di fuori delle originarie località montane questa particolare ed importante tradizione. Ma non solo, la loro anima è solidale, tant’è che il ricavato delle loro attività viene dato in beneficenza ad associazioni per aiutare persone bisognose.

HAPPY HALLOWEEN. Dolcetto o scherzetto tra Mestre e dintorni

Streghe, mostri, teschi, vampiri e qualche ragnatela: la terraferma veneziana si veste a tema e giovedì 31 Ottobre festeggia Halloween ma alla sua maniera. A Mestre torna “Happy Halloween”, appuntamento promosso dal Comune di Venezia nell’ambito del calendario di “Happy Friday – Goditi Mestre by night”.

 

Ecco il programma degli appuntamenti per i più piccoli e non solo nelle varie piazze interessate dall’evento.

  • TRUCCABIMBI in PIAZZA FERRETTO – Trucco a tema “pirata” con riferimenti al film “Pirati dei Caraibi”. Tra i travestimenti più in voga di Halloween non può di certo mancare quello da pirata: nella lussureggiante isola di Tortuga due piratesse condivideranno con i più piccoli un tesoro fatto di trucchi e glitter sfavillanti.
  • LABORATORIO in  PIAZZA FERRETTO – Direttamente dal film “Hotel Transilvanya” Mummia, Vampirina e Licantropo faranno realizzare dei mostruosi sacchettini, che poi andranno riempiti di dolcetti. Soltanto i bambini più coraggiosi potranno riempire la pancia dei sacchetti-mostriciattoli con caramelle donate da passanti e commercianti.
  • BANDA VITTORIA – musica dal vivo itinerante per il centro
  • BANDA VIVALDI – musica dal vivo, itinerarte per il centro
  • FAMIGLIA ADDAMS – itinerante per il centro. Come dimenticare il castello stregato più pazzo del mondo? Ed ecco arrivare le star indiscusse del terrore: la Famiglia Addams! Mentre Gomez e Morticia si esibiranno in romanticissimi pezzi di tango, lo Zio Fester presenterà le gag che l’hanno reso celebre come la lampadina che si accende nella sua bocca … e poi, ovviamente, si potrà fare conoscenza con Mano!
  • KING KONG – itinerante per il centro. Dalle profondità della Jungla al centro di Mestre: il fenomenale King Kong, gorilla gigante dal cuore gentile, interpretato da un trampoliere jumper, arriverà accompagnato da una guida locale, pronto a stupire i passanti con la sua grande mole e la sua abilità nei salti!
  • JACK SKELETON – itinerante per il centro. Nightmare before Christmas?!? Jack Skeleton, il Re delle Zucche della città di Halloween camminerà tra di noi incantandoci con i suoi movimenti impossibili e con le sue sfere di cristallo, che si materializzeranno tra le sue mani come per magia. 
  • GALLERIA BARCELLA – Oltre alle caramelle per bambini, è in programma un’iniziativa social. Il cliente attraverso facebook può decidere un prodotto/categoria di prodotti con uno sconto del 20%. Perchè “Ad Halloween, in Galleria, lo sconto lo decidi tu!”
  • VIA PAOLO SARPI – Macaco Vino &Cicchetti propone un concerto del gruppo Soul Jam
  • GALLERIA PLACIDO ALDIGHIERI – Shop Ramosalso Couture Home Design: apertura straordinaria fino alle 22 e allestimento a tema
  • VIA CAPPUCCINA E PIAZZALE LEONARDO DA VINCI – Presso L’Arte dei Decori dalle 17 un laboratorio dimostrativo per la creazione di una maschera in cartapesta.
  • VIA MESTRINA – Spaccio 5 in occasione della festa di Halloween proporrà alla clientela sconti fino al 20%

Venice Hotel e Villa Dori 3*S

Inaspettatamente ricercati e sontuosi, gli spazi del Venice Hotel Villa Dori si distinguono per eleganza e comfort. Ispirati alle Ville Venete e agli antichi palazzi veneziani, gli interni sono un felice connubio di tessuti pregiati, marmi preziosi e arredi in stile con autentici elementi d’epoca. La colazione servita nella sala dedicata e per gli ospiti che ne fanno richiesta la colazione è servita piacevolmente in camera. Hotel Villa Dori è anche il luogo ideale per organizzare piccoli meeting e incentive e per festeggiare un risultato o una cerimonia.

L’ultima crociata. Francesco Morosini nella storiografia della Serenissima in mostra alla Fondazione Querini fino al 16 Giugno

Per festeggiare i 400 anni dalla nascita di Francesco Morosini il Peloponnesiaco, fino al 16 Giugno sarà possibile visitare alla Fondazione Querini Stampalia la mostra “L’ultima crociata.

Francesco Morosini nella storiografia della Serenissima”. La collaborazione fra le istituzioni culturali veneziane, la Marina Militare e la Guardia di Finanza per la realizzazione di pubblicazioni, convegni ed esposizioni sulla figura del Capitano da Mar nel quadro della storia politica e militare veneziana del XVII secolo confluisce nel percorso espositivo costruito sulla base della biblioteca e delle carte dello storiografo pubblico Pietro Garzoni, conservate proprio presso la Fondazione Querini Stampalia, integrato con le preziose e rare monete e medaglie dell’epoca appartenenti alla Collezione Intesa Sanpaolo.

L’artista.

La storia di Francesco Morosini e delle truppe venete durante la guerra di Morea (1684-1699) viene così ripercorsa attraverso documenti manoscritti e a stampa in cui testo e immagini concorrono a farci capire quali informazioni fossero a disposizione degli storici e come dalle fonti si procedesse alla creazione del mito della Serenissima.

Elemento centrale è il manoscritto autografo della Istoria della Repubblica di Pietro Garzoni, accompagnato dai volumi dell’edizione a stampa dell’opera e dalle incisioni di Vincenzo Coronelli a lui dedicate, come pure dai manoscritti di relazioni e di notizie della Morea e dell’Egeo che sono serviti da base per il suo lavoro.

Una vivida rappresentazione dei luoghi e degli eventi dell’epoca è offerta da documenti cartografici e grafici come la carta della Penisola e regno di Morea e le vedute, le piante e le rappresentazioni delle fortezze di quella regione, accompagnate dai dettagliatissimi schemi di battaglie disegnati e a stampa.

Un posto speciale occupa per questo aspetto il manoscritto Diario militare della spedizione di Moreaossia, distinti ragguagli delle fortezze prese nel regno della Morea sotto il comando dell’Ecc.mo K. Procur. Cap. General Francesco Morosini, dove il racconto della conquista delle città e piazzeforti è accompagnato dai disegni che le rappresentano, ricchi di particolari di carattere militare, come lo schieramento delle forze di terra e delle galee in mare e i bombardamenti, ma anche di dettagli di genere diverso, come i borghi e i fiumi, gli acquedotti e i pozzi, le vigne e i giardini, le moschee e i castelli, i porti e le dogane.

INFO UTILI.Prossima visita guidata gratuita: 26 maggio 2019, dalle ore 11 alle 12. Numero massimo previsto: 25 persone a visita. Prenotazione: didattica@querinistampalia.orgSi ricorda che tutte le domeniche i residenti nel Comune di Venezia hanno ingresso gratuito alla Fondazione Querini Stampalia.

Dal 31 Marzo a Palazzo Zaguri

“Venice Secrets, Crime and Justice” in mostra dal 31 Marzo a Palazzo Zaguri

Palazzo Zaguri presenta al pubblico la Mostra “Venice Secrets, Crime and Justice” – dal 31 marzo 2018 a Venezia. Una mostra epocale che racconta con reperti unici e suggestive ricostruzioni i lati oscuri della storia di Venezia attraverso il tema della giustizia, sfatando miti e antimiti di una delle realtà storiche più longeve nel panorama europeo e per molti aspetti all’avanguardia. Il percorso espositivo è suddiviso in quattro sezioni: l’indagine e la tortura, carceri e carcerati, le esecuzioni capitali, l’inquisizione tra miti e leggende. Le trentasei sale espositive offriranno l’opportunità di visionare centinaia di strumenti di tortura e di morte, decine di quadri, vestiti d’epoca e libri antichi, il tutto esposto al mondo per la prima volta e proveniente da biblioteche, musei e collezioni private italiane e straniere. Esperti hanno ricostruito delle celle dell’inquisizione e un teatro anatomico con cadaveri plastinati a ricordo di come i giustiziati venivano usati per la scienza. Studiosi internazionali e scrittori famosi hanno lavorato per narrare e far rivivere le grandi tragedie come quelle del Doge Marin Falier o del Conte di Carmagnola, i libertini Lorenzo Da Ponte e Giacomo Casanova che frequentavano Ca’ Zaguri. Non solo gli allucinanti spettacoli delle condanne a morte e le infernali pene inflitte, ma anche le numerose fantasie popolari come il povero Fornareto o il mostro Biagio Luganegher. Oltre le storie presenti anche i segreti delle magistrature che componevano l’articolata struttura dello Stato. Ampio spazio è dedicato al Sant’Ufficio attraverso numerosi esempi: dallo scontro tra la Repubblica di Venezia e la Santa Sede, alle figure del Frate Servita Paolo Sarpi, il filosofo Giordano Bruno e la cortigiana Veronica Franco. Aperto tutti i giorni, da lunedì a domenica, dalle ore 10.00 alle ore 21.00. Info su www.venicesecrets.net

“Il mondo che non c’era. L’arte precolombiana nella Collezione Ligabue” fino al 30 Giugno a Venezia

L’arte, ci ricorda Octavio Paz, non è mai piatta “descrizione di quello che vedono i nostri occhi, è bensì rivelazione di ciò che è oltre l’apparenza…” È una metafora, una religione, un’idea dell’uomo e del cosmo. (Jacques Blazy, curatore della mostra)  Dopo il grande successo di Firenze e Rovereto e Napoli la mostra “Il mondo che non c’era” approda a Venezia. Con Maya, Aztechi e Inca, 40 culture dell’America precolombiana, raccontate attraverso 200 reperti della vasta Collezione Ligabue, per ripercorrere cinquemila anni di civiltà. Un continente intero, palpitante di umanità, rimasto per l’Europa, sino al 1492, dietro il velo degli oceani.   Biglietti Intero 8 € | Ridotto 7 € | Ridotto speciale 4 € (bambini dai 4 ai 12 anni compiuti) Aperto da Martedì a Domenica (09.00 – 17.00)

SAN MARTINO, un Halloween 100% made in Venice

“S. Martin xe ‘ndà in sofita a trovar ea so’ novissa (o nona Rita o nona Gigia) so’ novissa no ghe gera S.Martin col cùeo par tera. E col nostro sachetìn cari signori xe S.Martin.” Appuntamento goloso quello dell’estate di San Martino e dei giorni che precedono l’11 Novembre, giorni in cui negozi e pasticcerie in città di Venezia e dintorni si riempiono del tipico dolce di pasta frolla a forma di cavaliere a cavallo, spesso con la spada sguainata, sempre ricoperto di caramelle, cioccolatini e leccornie di ogni tipo che, come racconta la leggenda, rappresenta il Santo a cavallo mentre si appresta a tagliare il mantello per offrirlo al poverello. LA TRADIZIONE Quel che al di fuori dell’isola non accade e che, ancora una volta, distingue Venezia dalla terraferma è la singolare possibilità di imbattersi in gruppetti di bambini, armati di pentole e coperchi, che proprio l’11 novembre si aggirano per le calli a “batter sanmartin” cantando la tipica filastrocca al ritmo della più famosa “Garibaldi fu ferito…”, in cambio di dolci o monetine, una sorta di Halloween alla veneziana che affonda le origini nella storia della città: il culto di questo Santo è infatti molto antico, dal momento che la chiesa omonima fu fondata addirittura nell’VIII secolo, forse da rifugiati dalla città di Ravenna, dove il culto era molto sentito. Anticamente era consuetudine nel giorno della festa di San Martino mangiare i prodotti di stagione, come castagne e vino, poi invece diventò una festa legata ai bambini che andavano in giro in cerca di dolcetti. Nonostante sia purtroppo una tradizione che sta scomparendo, l’11 novembre si possono incontrare ancor oggi in giro per Venezia bambini con corone di carta in testa che fanno un gran baccano contando sulla generosità e sulla simpatia dei negozianti per ottenere qualche monetina.                 (Foto di Venessia.com)

“Storie mestrine all’ombra del leone di San Marco”: il 29 Settembre si passeggia tra i patrimoni di Mestre

Camminare fa bene al corpo, camminare tra i patrimoni cittadini fa bene al corpo e all’anima.
In occasione delle Giornate europee del Patrimonio promosse dal Consiglio d’Europa e nell’ambito delle Città in Festa, venerdì 29 Settembre avranno luogo a Mestre le passeggiate patrimoniali “Storie mestrine all’ombra del leone di San Marco”.

Le passeggiate, organizzate dalla Direzione Sviluppo della città e Tutela delle tradizioni – Servizio Produzioni culturali e Rapporti con le università del Comune di Venezia, in collaborazione con lo Europe Direct del Comune di Venezia, il Consiglio d’Europa, l’associazione Guide turistiche di Venezia, la cooperativa Guide turistiche di Venezia,

4 diversi itinerari che,  dalle ore 16.30 alle 18, ci portano alla scoperta dei luoghi e del patrimonio storico, architettonico e ambientale di Mestre:
– ‘Da Piazza Barche a Villa Erizzo passando per Maca’è‘ con punto d’incontro all’ingresso centrale del Centro commerciale Le Barche;
– ‘Nel cuore di Mestre: le antiche chiese di San Girolamo, San Rocco e San Lorenzo‘ con punto d’incontro all’ingresso della chiesa San Girolamo;
– ‘Quando a Mestre c’erano il Castelvecchio e il Castelnuovo: la Mestre più antica, da via Torre Belfredo a via Poerio attraverso Piazza Ferretto un tempo Piazza Maggiore‘ con punto d’incontro ai giardini pubblici di via Torre Belfredo;
– ‘Mestre come una Versailles in piccolo: da via Palazzo a Piazza Barche i luoghi di svago e di villeggiatura della Serenissima‘ con punto d’incontro davanti al Mu via Palazzo, davanti al Municipio.

La partecipazione è gratuita sino ad esaurimento dei posti disponibili (max 30 per ciascuna passeggiata). Le iscrizioni si possono effettuare fino al 26 settembre tramite webform online, via mail scrivendo a servizio.produzioni.culturali@comune.venezia.it o telefonicando ai numeri 0412748455 e 3481537043, dal lunedì al venerdì dalle ore 10 alle 12.
Foto di Filippo Giadrossi

Delitto a Palazzo: detective per una notte nella Venezia dell’800

Le serate misteriose continuano.. dopo il successo di “Venezia sotterranea e Leggende e fantasmi di Venezia” ecco un altro appuntamento da segnarsi in agenda, per vivere una serata entusiasmante!

Questa volta il tutto non si svolgerà tra campi e calli ma un palazzo veneziano sarà teatro di delitti e misteri..

Ciò in cui sarete coinvolti è una caccia al delitto che vi porterà nella Venezia del XIX secolo, attraverso la storia e gli spazi suggestivi di un appartamento situato in un palazzo storico prospiciente il Canal Grande nel Sestiere di San Marco.

L’obiettivo? Ovviamente risolvere un giallo!

10 personaggi singolari, un gioco da sperimentare, un delitto: questa sarà la vostra scena!
Il gioco vi porterà ad immergervi nella magica atmosfera di un’altra epoca diventando per 120 minuti investigatori di fine 1800.

DATE:
Sabato 22 luglio 2017
Sabato 12 agosto 2017
Sabato 9 settembre 2017

DOVE: Il gioco si svolge in un appartamento di uno storico Palazzo prospicente il Canal Grande nel Sestiere di San Marco.

PER CHI E’: Per tutti coloro che amano giocare, agli enigmisti, a chi piace mettersi alla prova , agli amanti dei gialli e delle dinamiche investigative.

OBIETTIVO: L’obiettivo è scoprire la dinamica, il movente, le modalità del crimine e il colpevole. Il gioco di squadra sarà d’aiuto alla soluzione, ognuno potrà scegliere conclusioni del caso diverse.

DURATA DEL GIOCO: 120 minuti

INCONTRO: 18.20 in Campo Santo Stefano.

DURATA COMPLESSIVA: 2h 30 min circa

PARTECIPANTI: da 2 a 10 persone max

LA VOSTRA SQUADRA: potrete partecipare da soli, in coppia, con un gruppo d’amici, a contatto con nuove persone oppure prenotare su richiesta il gioco solo per voi in altra data.

COSTO: € 25.00 a persona
SPECIAL PRICE GRUPPI: in esclusiva per gruppi da 8 a 10 persone € 20.00 a persona

Prenotazioni: events@parkviaggi.it

Venezia sotterranea e Leggende e fantasmi di Venezia

Se sei un fanatico dei misteri e hai coraggio da vendere, questo tour fa al caso tuo!

Una nuova passeggiata serale alla scoperta di percorsi insoliti dedicati alle leggende e agli aneddoti di Venezia.

Anche se sei veneziano, con molta probabilità questo tour ti farà scoprire luoghi mai esplorati..difficile conoscere la loro esistenza..

Sei pronto a visitare una cripta sotterranea ormai dimenticata?
Ti consigliamo di partecipare insieme ad un gruppo di amici coraggiosi con i quali, illuminati dalla luce di una candela, scenderai e scoprirai affreschi delicati e spirituali..vi ritroverete circondati da teschi dai toni macabri, e da uno scheletro dipinto in una nicchia..

Sei pronto a lasciarti avvolgere dal mistero?

L’avventura continuerà tra calli, campielli e labirinti anfratti che in passato sono stati teatro di eventi inspiegabili, fatti di sangue, tremende maledizioni, macabre vendette e apparizioni misteriose.

Date:
SABATO 8 LUGLIO
VENERDI’ 21 LUGLIO
DOMENICA 13 AGOSTO

Durata: 2 ore circa

Meeting point: 18.45 nel piazzale antistante la Stazione ferroviaria di SS. Lucia

Prezzo: €18,00 a persona (*** Il pagamento è anticipato, tramite bonifico bancario)
+ € 1.00 a persona (da pagare in loco il giorno della visita)
Tot. €19,00 a persona

Per prenotare inviateci una mail ad events@parkviaggi.it

Alla scoperta di Poveglia, l’Isola dei Fantasmi vicino a Venezia

Ne avevo sempre sentito parlare ma a dire il vero non mi aveva mai incuriosita tanto. Ho iniziato a provare interesse per l’Isola di Poveglia l’anno scorso. Ero uscita in barca con degli amici veneziani e abbiamo buttato l’ancora proprio davanti a questa piccola Isola, totalmente abbandonata a se stessa, in parte quasi risucchiata dalla natura che in essa vive rigogliosa. Quando ti ci trovi davanti è impossibile non restarne affascinati. E’ come se emanasse degli impulsi misteriosi che ti portano a volerne sapere di più. Lì per lì, smartphone alla mano, ho letto la storia dell’Isola di Poveglia su Wikipedia scoprendone subito il suo soprannome, l’Isola dei fantasmi. Diciamo che se fosse stata notte fonda me la sarei data a gambe levate! Inizio col darti le sue coordinate. Poveglia si trova la sud di Venezia, lungo il Canal Orfano nel tratto di laguna tra la Serenissima e il porto di Malamocco. Oggi è disabitata e decadente, completamente lasciata andare. Un tempo però non era così, anzi, il suo passato segnala momenti gloriosi. Correva l’anno 864, in seguito all’uccisione del tredicesimo doge di Venezia, Poveglia accolse le famiglie dei 200 servi a lui più fedeli e crebbe nel suo sviluppo fino alla guerra di Chioggia, scoppiata nel 1379 tra le due Repubbliche Marinare di Genova e Venezia. Grazie alla sua strategica posizione, Poveglia venne sfruttata come avamposto militare e gli abitanti furono costretti ad abbandonarla. E’ da all’ora che l’Isola fu abbandonata. Nel 700 venne trasformata in un lazzaretto. Luogo macabro e raccapricciante dove venivano portati i corpi delle persone colpite dalla peste, per poi essere bruciati e sepolti in mezzo ai vigneti dell’Isola. Dicono che ancora oggi sia possibile trovare resti di ossa umane spostando la terra. Raccapricciante. Te l’avevo detto. Ma non è finita qui. Nel 1922 venne eretto un edificio. Non si capisce bene quale fosse la sua funzione. Molti dicono che si trattasse di una sorta di ospizio per anziani, altri di un manicomio. Penso che la seconda teoria sia veritiera in quanto sulle pareti dell’ingresso è ben visibile una scritta “reparto psichiatria”. Nell’Isola sono presenti anche un ospedale e le prigioni. La clinica per malati di mente cessò di essere utilizzata nel 1946. Leggenda narra che “gli anni in cui fu attiva furono i più densi di avvenimenti e avvistamenti inquietanti”. Si dice che i pazienti dell’ospedale fossero tormentati dalle anime dei morti di peste. Si dice anche che il direttore, tormentato a sua volta dai fantasmi di Poveglia, impazzi e si suicidò gettandosi dal campanile dell’isola. Dicono che praticasse la lobotomia sui pazienti.. Alcuni amici hanno avuto il coraggio di visitare Poveglia. Io mi sono limitata ad ascoltare i loro racconti e a vedere qualche foto scattata durante la loro “escursione”. Poveglia è senza dubbio un’isola ricca di mistero. Nonostante il suo decadimento sia evidente, al suo interno gli edifici conservano ancora gli ambienti d’allora. Nelle foto ho potuto vedere le prigioni, la stanza adibita a cucina, piccole celle dove un tempo probabilmente venivano rinchiuse delle persone. Mi hanno raccontato di aver sentito rumori sordi. Oggetti che prima erano in da una parte della stanza, al loro ritorno si trovavano dalla parte opposta. (Fonte: travellingwithliz.com) Chissà cosa davvero un tempo veniva fatto in quell’Isola. Chissà se i fantasmi esistono davvero… Maddalena Ganz

Festa della Sensa 2017 e Sposalizio del Mare – 27/28 maggio

La Festa della Sensa indica in dialetto veneziano il giorno nel giorno dell’Ascensione di Cristo.
Per Venezia è una ricorrenza molto sentita, per la quale ogni anno vengono organizzati 2 giorni di festa.

La Festa della Sensa è un appuntamento che fa rivivere la millenaria storia della Serenissima Repubblica di Venezia, il suo forte rapporto con il Mare e con la pratica della Voga alla Veneta.

La Festa della Sensa commemora due eventi importanti per la Repubblica: il 9 maggio dell’anno 1000 quando il doge Pietro II Orseolo soccorse le popolazioni della Dalmazia minacciate dagli Slavi. Il secondo evento è collegato all’anno 1177, quando, sotto il doge Sebastiano Ziani, Papa Alessandro III e l’imperatore Federico Barbarossa stipularono il trattato di pace che pose fine alla diatriba secolare tra Papato e Impero a Venezia.

Per questi motivi il Consiglio decretò che ogni anno, nel giorno dell’Ascensione, venisse festeggiato l’avvenimento. In questa occasione si svolgeva il rito dello Sposalizio del Mare. Ogni anno, il Doge, sul Bucintoro, raggiungeva S. Elena all’altezza di San Pietro di Castello. Ad attenderlo il Vescovo, a bordo di una barca con le sponde dorate, pronto a benedirlo. Per sottolineare il dominio della Serenissima col mare, la Festa sarebbe culminata con una sorta di rito propiziatorio: il Doge lanciava nelle acque un anello d’oro.

Festa della Sensa 2017 PROGRAMMA:

27 MAGGIO
Cerimonia della Sensa

28 MAGGIO
Corteo acqueo della Sensa
Ore 9.00
– Raduno imbarcazioni in Bacino di San Marco
Ore 9.30
– Partenza del corteo acqueo per S. Nicolò di Lido
Ore 10.30
– Cerimonia dello Sposalizio del Mare davanti alla Chiesa di San Nicolò del Lido
Ore 11.00
– Esibizione del Coro Serenissima sul sagrato della Chiesa di San Nicolò del Lido
Ore 11.30
– Santa Messa nella chiesa di San Nicolò del Lido
Regate della Sensa
– donne su mascarete a 2 remi e uomini su gondole a 4 remi
Regata della Stagione Remiera del Comune di Venezia
Percorso delle Regate:?Bacino di San Marco
– Riviera San Nicolò al Lido, dove a seguire si svolgeranno le premiazioni.

Scopri dove dormire a Venezia

Toponomastica di Venezia, una strana storia

La prima cosa strada, o meglio, diversa dal comune, è che a Venezia non si studiano via e strade, si studiano Calli, Campi, Campielli, Fondamenta e Sotopòrteghi.
Per gli autoctoni è facile, ma nei forestieri spesso si genera un po’ di confusione. per questo cercherò di farvi un po’ di chiarezza e perché no, anche togliervi qualche curiosità!

RII E CANALI DI VENEZIA
Inizio col dirvi che a Venezia non tutti i corsi d’acqua sono Canali. Anzi, a Venezia ce ne sono poco meno di una decina, i più noti sono il Canal Grande, il Canale di Cannaregio e il Canale della Giudecca. Gli altri sono fuori dall’Isola, limitano con dei pali, le cosiddette brìcole il tracciato da seguire durante la navigazione.
Tutti gli altri sono Rii. I Canali sono navigabili mentre non tutti i Rii lo sono.
La navigazione a Venezia è regolamentata da una specifica segnaletica: sensi unici, divieti di accesso, limiti di sosta, autovelox. Esatto, esistono gli autovelox anche per le barche. L’ho scoperto anch’io qualche tempo fa proprio a Venezia.

LE CALLI DI VENEZIA: CALLESÈLLA, SALIZADA, RUGA E RAMO
A Venezia ci sono circa 3 mila Calli che sarebbero le strade, le vie e i vicoli della città. Le Calli più strette vengono chiamate Callétte o Callesèlle, mentre quelle più larghe sono dette giustamente Calli Larghe. Le principali Calli si chiamano Salizada. Calli larghe e ricche di attività commerciali sono denominate Ruga. Calli cieche utilizzate solo dai residenti per raggiungere le proprie abitazioni sono chiamate Ramo.
La Calle più famosa di Venezia è la Mercerie che collega in dieci minuti di passeggiata Piazza San Marco al Ponte di Rialto. Lungo le Mercerie si trovano negozi, boutique e bancarelle di souvenir.

CAMPI E CAMPIELLI DI VENEZIA
Una volta quasi tutte le piazze d’Italia erano chiamate Campi e a Venezia, tutto è rimasto così, fatta eccezione per Piazza San Marco, il cuore dell’Isola.
Tra i campi più famosi c’è Campo San Polo, il Campo più grande di Venezia, situato nell’omonimo Sestiere, Campo Santa Margherita.

I PONTI DI VENEZIA
A Venezia non manca niente, soprattutto ponti. Ce ne sono circa 340 ponti, compresi quelli sulle grandi isole. I più famosi? Ovviamente il Ponte di Rialto e quello dei Sospiri anche se in realtà ce ne sono molti altri.

Se pensate che la Toponomastica di Venezia sia strana forse non conoscete i nomi delle Calli.. lì sì che c’è da sbizzarrirsi ma questo è un altro articolo!

Maddalena Ganz

PARTECIPA AL TOUR PER VISITARE I LUOGHI PIÙ SEGRETI DI VENEZIA

Escape Room nella Torre delle Campane di Noale

Attenzione, questo articolo è dedicato agli amanti delle atmosfere medioevali e agli appassionati dei giochi carichi di adrenalina. Se vi riconoscete in questa breve premessa, stiamo per presentarvi l’evento che fa per voi!
E’ calata un aura di mistero del castello medievale di Noale. La Torre delle Campane, sul lato ovest del castello, si è trasformata in una “escape room”!
Se volete partecipare ad un’esperienza di gioco di gruppo, prenotate la vostra gara e preparatevi ad essere rinchiusi per un’ora all’interno della torre. Avete 60 minuti di tempo per scovare gli indizi e trovare le soluzioni per uscirne sani e salvi!
Sarete catapultati all’interno di una storia ispirata alle vicende dei Tempesta, signori della città in epoca medievale. A causa dei continui attacchi portati dalle milizie patavine al castello di Noale, in un periodo di intesi conflitti tra Padova e Treviso, i signori Tempesta istituiscono un gruppo di fidati e valorosi cavalieri pronti a tutto per difendere Noale.
Voi sarete i protagonisti e rivivrete queste vicende vestendo i panni dei nobili Cavalieri di Novalis che dovranno difendere il castello dall’assedio! Pensate di farcela a superare questa ardua impresa? Mettetevi alla prova!
Le coordinate sono: 
Noale, Torre delle Campane
Fino al giovedì 8 dicembre 2016
Prenotazione obbligatoria > gruppi da 2 a 6 persone
Prezzo: 60 euro a gruppo
Info: info@proloconoale.itwww.proloconoale.it

Leggende e fantasmi di Venezia: dal 1 aprile a fine dicembre 2017 tutti i sabati e domeniche

Attenzione attenzione! Visto il grandissimo successo di questa misteriosa passeggiata, dal 1 aprile a fine Dicembre 2017 il tour avverrà con cadenza regolare tutti i sabati e tutte le domeniche.

Affrettatevi, molte date sono già sold-out!

Una città sull’acqua non può che nascondere inaspettati segreti. Leggende e fantasmi che la popolano da milioni di anni, che veleggiano nei suoi canali senza farsi vedere. Eppure, ci sono.

Se sei un fanatico dei misteri e hai coraggio da vendere, questo tour fa al caso tuo! Pattuglierai il Sestiere di Canareggio, ascolterai oscure storie sulla laguna veneziana, sui suoi fantasmi e sulle apparizioni che continuano a turbare l’animo dei suoi abitanti…

Durata: 2 ore circa
Meeting point : 18.20 Campo San Geremia(o 17.00)
Prezzo: €15,00 a persona (il pagamento è anticipato tramite bonifico bancario)
Per prenotare clicca QUI

Calendario Eventi Culturali Carnevale di Venezia

Calendario dettagliato degli eventi culturali, spettacoli, visite guidate durante il Carnevale di Venezia 2016

L’offerta artistica diffusa organizzata in occasione del Carnevale di Venezia 2016 è così complessa e articolata che serve un calendario per mettere insieme tutti gli eventi cui è possibile assistere gratuitamente (la maggior parte). Alla fine dell’articolo trovate il calendario dettagliato degli eventi culturali, spettacoli, visite guidate, concerti, suddivisi per data , così da poter decidere di volta in volta a cosa partecipare.

PANORAMICA DEGLI EVENTI

La manifestazione veneziana è dedicata alle arti e alle tradizioni e la programmazione e li racconta con i linguaggi del teatro, della musica e delle mostre. Ogni giorno,  la toponomastica legata ai mestieri veneziani nella mostra documentaria all’Archivio di Stato di Venezia, la grande ottica tra vedute prospettiche e lanterne magiche alla Fabbrica del Vedere e alla Fondazione Querini Stampalia – con un cammeo del padre di Galileo Galilei all’Ateneo Veneto – le arti e i mestieri tra avanguardia e tradizione nelle opere della Peggy Guggenheim Collection, la manifattura 2.0 al Fablab di Venezia con scannerizzazioni 3D e maschere tagliate al laser, il laboratorio sul mestiere del fotografo alla Casa dei Tre Oci.

E poi la Trilogia della laguna a Palazzo Labia per il 225° della morte di Mozart, Le donne di Shakespeare a Ca’ Rezzonico per il 400° della morte del drammaturgo, lo spettacolo lirico sulle fiabe in epoca romantica della Fondazione Bru Zane alla Scuola Grande di San Giovanni Evangelista, il pianoforte a quattro mani di Ezio e Anna Lazzarini alle Sale Apollinee della Fenice, eventi performance quotidiani sulle artigiani e il sacro al Museo Diocesano di Sant’Apollonia, piece teatrali originali ispirate alla lavorazione del vetro al Refettorio Monumentale di San Salvador (Telecom Italia Future Centre), le maschere delle tradizioni e d’invenzione alla Casa di Carlo Goldoni nelle favole di Giambattista Basile, la manifattura di costume tra etnografia e design all’Istituto Romeno di Cultura Umanistica di Venezia,.

SCARICA QUI IL CALENDARIO DETTAGLIATO DIVISO PER GIORNI

Cronologico Eventi Culturali – Carnevale di Venezia

Carnevale di Venezia 2016 – CREATUM

Suggestivo evento di apertura del Carnevale di Venezia 2016 con la FESTA VENEZIANA SULL’ACQUA

È appena terminato il calendario di eventi natalizi e a Venezia giá parte il conto alla rovescia per il Carnevale 2016, che quest’anno inizia prestissimo: il 23 gennaio. Si parte con un evocativo evento nel Canale di Cannaregio e LA FESTA VENEZIANA SULL’ACQUA, mentre in Piazza San Marco dal 1 febbraio andranno in scena le arti e i mestieri di Venezia.

EVENTO DI APERTURA: FESTA VENEZIANA

Uno spettacolo a tema sull’acqua e sulle rive del Canale di Cannaregio aprirà il Carnevale: ogni anno l’evento incanta migliaia di spettatori. Il giorno dopo si terrà  la Festa Veneziana con il Corteo storico di imbarcazioni addobbate: la tradizione della voga alla veneta sposa il Carnevale mentre tantissimi stand enogastronomici ofriranno al pubblico presente lungo il Rio di Cannaregio piatti della cucina veneziana dalle sarde in saor ai bigoi in salsa fino alle dolci e soffici fritole.

PIAZZA SAN MARCO: i mestieri e le arti in mostra dal 30 gennaio

Come giá accennato qui il programma del Carnevale di Venezia 2016, dal titolo CREATUM, é incentrato sulle antiche origini di Venezia. Sono numerosissime le calli e i campi, come “calle del forno”, “ruga dei oresi”, “campiello del remer”, “fondamenta dei vetrai”, “calle dei fuseri” , che richiamano le antiche arti dei mestieri. E saranno quest’ultimi che durante i festeggiamenti carnascialeschi di quest’anno troveranno la massima espressione in Piazza San Marco dal 1 febbraio 2016, che verrà allestita come un villaggio delle meraviglie grazie alle scenografie del Teatro La Fenice, dove gli artigiani e le loro eccellenze racconteranno la storia unica di Venezia. Dal vivo, per il pubblico, mascherei, tessutai, sarti e vetrai apriranno in Piazza San Marco le loro botteghe come nelle Venezia del ‘700. Le attività più minute o delicate saranno amplificate in piazza attraverso un grande schermo. Attori e maschere enfatizzeranno i momenti e i passaggi importanti delle attività artigianali.

Oltre alla Piazza anche i Campi e Campielli di Venezia si trasformeranno in tanti palcoscenici dove faranno capolino spettacoli musicali e teatrali di ogni genere. Altrettanto si farà nei Musei cittadini, che saranno anche protagonisti di itinerari culturali tematici.

Rimanete collegati per conoscere tutti i vari aggiornamenti qui

 

 

Veneto Spettacoli di Mistero 2015

Veneto Spettacoli di Mistero: 135 eventi da non perdere alla scoperta dei miti, leggende, tradizioni del nostro territorio

Da fine ottobre e per tutto novembre 2015 si riparte in tutto il Veneto con SPETTACOLI DI MISTERO, tradizionale Festival organizzato dalla Regione Veneto giunto ormai alla sua settima edizione, che vedrà nelle piazze, nelle ville, nelle aie, nei teatri, nei castelli, nei giardini, la rivisitazione delle antiche leggende del territorio, spesso provenienti direttamente dalla tradizione orale.

Quest’anno sono ben 135 gli spettacoli in programma dal 17 ottobre al 6 dicembre 2015 nelle 57 località coinvolte delle province di Belluno, Padova, Rovigo, Treviso, Venezia, Verona, Vicenza.

La manifestazione, che si configura come una rassegna di spettacoli, reading teatrali, visite guidate, rievocazioni in costume e cene a tema, mostre di fotografie o di disegno, proiezioni e presentazioni di libri, passeggiate in mezzo alla natura o tra i borghi, performance artistiche, concerti, musical, ricostruzioni storiche e giochi per i più piccoli,  regalerà ai visitatori esperienze uniche da vivere in location suggestive dove prenderanno vita i miti, le leggende e le storie che fanno la ricchezza culturale del Veneto e ne rappresentano l’identità regionale, radicata in un grande passato.

Il Festival VENETO SPETTACOLI DI MISTERO si conferma anche per il 2015 come unico in Italia per numero di eventi e per capillarità: nessuna provincia resta esclusa dal ricco calendario di eventi che si snoderanno attraverso piazze, borghi, città d’arte, boschi, castelli, ville venete, musei, teatri, biblioteche, antiche chiese, chiostri, parchi fluviali e la laguna di Venezia.

In Provincia di Venezia vi aspettano storie di streghe e di demoni, di folletti dispettosi e di fate generose, di antichi tiranni la cui vita sanguinaria è circonfusa di leggenda e di mille fantasmi pronti a essere evocati per raccontare i segreti più nascosti. Non sono da meno gli eventi di tutte le altre Provincie del Veneto, e sono un’occasioni straordinaria per riscoprire la bellezza, le tradizioni e gli aspetti più nascosti del nostro territorio.

Per scoprire tutto il programma andate qui 

 

SPETTACOLI IN PROVINCIA DI VENEZIA

Sabato 24 ottobre

NOALE – Sala San Giorgio, piazza Castello

Il delitto della contessa Eleonora Della Torre

Rappresentazione teatrale, musica

 

Giovedì 29 ottobre

MESTRE – Officina del Gusto

“Il sogno dei Carraresi”, intrighi politici e trame oscure nel Veneto di fine ‘300

Presentazione libro

 

Venerdì 30 ottobre

MIRA – Villa Valmarana, Villa Valier

Il mistero del passaggio segreto

Rappresentazione teatrale, itinerari guidati, serata di racconto

 

Venerdì 30 ottobre (fino al 22 novembre)

VENEZIA – Ca’ Zanardi

Venezia Misteriosa Atto VII

Mostra collettiva internazionale (da mercoledì a domenica, 11-13, 15-19)

 

Sabato 31 ottobre

CHIOGGIA – Centro Storico

Chioggia e le streghe

Itinerari guidati

 

Sabato 31 ottobre

MIRA – Villa Valmarana, Villa Valier

Il mistero del passaggio segreto

Rappresentazione teatrale, itinerari guidati, serata di racconto

 

Domenica 1 novembre

MIRA – Villa Valmarana, Villa Valier

Il mistero del passaggio segreto

Rappresentazione teatrale, itinerari guidati, serata di racconto

 

Giovedì 5 novembre

MESTRE – Officina del Gusto

Omicidi negli Hotel: viaggio nelle stanze veneziane

dove sono avvenuti terribili delitti

Serata di racconto

 

Sabato 7 novembre

CHIOGGIA – Laguna sud

Il mistero della Valle dei sette morti

Itinerario guidato in barca, cantastorie

 

Sabato 7 novembre

MUSILE DI PIAVE – Istituto Toti

Il contrabando di pesce e/o guglielma da levada e il furto di bestiame

rappresentazione teatrale, serata di racconto

 

Giovedì 12 novembre

MESTRE – Officina del Gusto

“Streghe o vittime?”, tre processi per stregoneria tra il 1200 ed il 1700

Presentazione libro

 

Sabato 14 novembre

CAMPONOGARA 

Viaggi e suggestioni nella storia delle ville

Serata di racconto

 

Domenica 15 novembre

PORTEGRANDI

Venezia: Misteri e leggende

escursione fluviale in motonave con racconto

 

Giovedì 19 novembre

MESTRE – Officina del Gusto

“Venezia arcana”, in viaggio tra diavoli, eventi inspiegabili e fantasmi

Presentazione libro

 

Sabato 21 novembre

VENEZIA – Fallani Venezia

Toponomastica e leggenda

Mostra, serata di racconto

 

Sabato 21 novembre

CHIOGGIA – Piazza Granaio

Vizi e virtù nel Medioevo in Clugiae

Teatro di strada

 

Sabato 21 novembre

CAMPONOGARA

Viaggi e suggestioni nella storia delle ville

Serata di racconto

 

Giovedì 26 novembre

MESTRE – Officina del Gusto

“Ludwig. Storie di fuoco, sangue, follia”

Presentazione libro

 

Venerdì 27 novembre

NOALE – Sala San Giorgio

Noale 1721: l’atroce delitto della contessa Eleonora della Torre

Lettura teatralizzata

 

Giovedì 3 dicembre

MESTRE – Officina del Gusto

L’isola di Poveglia e la sua maledizione

Serata di racconto

 

Festival dei giardini

Dal 2 al 4 ottobre 2015 il Festival dei Giardii permette di visitare luoghi poco noti di Venezia

Anche nel 2015 torna a Venezia il Festival dei Giardini, un’occasione unica per conoscere luoghi suggestivi e poco noti della città. “DI FOGLIA IN FOGLIA. Visite e passeggiate guidate tra piante e giardini in città e nelle isole” , organizzato da Wigman Club, è il titolo della manifestazione di quest’anno che da venerdì 2 a domenica 4 ottobre vedrà alternarsi un fitto calendario di visite guidate a spazi poco noti solitamente non accessibili al pubblico, itinerari fra calli e canali, degustazioni ed eventi in spazi verdi o legati al tema del giardino.

Molte le visite dedicate anche alle simbologie dei giardini, significati profondi spesso proposti sotto forma di tralci, ghirlande, alberi, fiori e frutti riprodotti in bassorilievi, affreschi, sculture e pitture.

Proprietari di giardini, giardinieri, professionisti, artisti affiancheranno i volontari del Wigwam Club per far conoscere ed apprezzare spazi segreti della città, spesso ignoti agli stessi veneziani.

Fra le visite e le passeggiate guidate: interni e giardino dell’Ospedaletto, corte e terrazza di Casa Magno, giardino e atelier di Roberta di Camerino negli spazi di Palazzo Loredan Grifalconi, il nuovo giardino della Marinaressa, il Viale Garibaldi e la Serra Margherita, i giardini napoleonici di Castello, giardino ed interni del Palazzetto Bru Zane, il giardino di Casa Mahler/Albergo Oltreilgiardino, l’orto-giardino di meditazione e chiesa degli Scalzi, ville liberty e giardino dell’antico Casino Pisani/Albergo Quattro Fontane del Lido, il parco con l’uliveto di Sacca Sessola/JW Marriott Venice.

Le visite guidate hanno un costo di 10€ e necessitano di prenotazione

Scaricate qui il programma completo delle visite FESTIVAL 2015

Murder Party “Un Serial killer a Venezia”

Murder Party a Venezia, un gioco di ruolo all’insegna del delitto durante il Carnevale di Venezia

L’associazione culturale A.R.E.S. organizza, in occasione del Carnevale di Venezia 2014, il 23 febbraio e domenica 2 marzo, lo strepitoso MURDER PARTYUn Serial Killer nella Venezia dell’Ottocento”, grazie al quale avrete la possibilità di rivivere la Venezia dell’Ottocento come investigatori in una serie di delitti inspiegabili. Il tutto al modico prezzo di 20€, comprensivi di tessera dell’associazione A.R.E.S.

Quattro attori vi porteranno a rivivere in modo unico e divertente una serie di delitti avvenuti nel 1897. Il gioco inizierà alle ore 9:30 con ritrovo alla Stazione dei treni di Venezia Santa Lucia e terminerà alle ore 14. Prenotazione obbligatoria entro il 20 di febbraio, per maggiori info potete contattare Davide Busato, che cura anche la rubrica SCENA DEL CRIMINE sul nostro portale, a davide.busato75@gmail.com.

Il Murder Party non è una caccia al tesoro e nemmeno una cena con delitto, è un gioco di ruolo ad argomento “giallo” dove si simula una indagine in un determinato periodo storico. Alcuni attori conducono i giocatori attraverso alcune tappe alla ricerca di indizi e prove per smascherare l’assassino che si aggira per Venezia. In questo particolari caso si esplorerà la Venezia industriale di fine ‘800. Dopo uno studio sulle attività economiche industriali e la creazione della relativa mappa su Google Map (visitabile sul sito veneziacriminale.it qui ) , si è pensato di costruirci sopra un gioco per far conoscere questo aspetto poco noto di Venezia, visitando quei luoghi a memoria delle grandi fabbriche.

Zucchero e Commercio

Quando arriva a Venezia lo Zucchero? Secondo il Fontana nel suo Manuale ad uso del Forestiere in Venezia del 1847, i veneziani traevano lo zucchero dall’isola di Candia, dove possedevano delle piantagioni, introdotte dai saraceni. Una legge del 13 agosto 1334 imponeva il dazio del 5 per 100 sui vascelli che portavano a Venezia lo zucchero. I magazzini ripieni di questo dolcificante diedero il nome alla calle che si trova alle Zattere e la corte a San Barnaba. Nel 1574, quando Enrico III trascorse una settimana a Venezia, la Serenissima preparò un banchetto nel quale sculture del Sansovino rappresentanti leoni, tigri, frutti e piante erano interamente fatte di zucchero, cosi come i tovaglioli e le stoviglie.

Grazie al largo commercio di questo prodotto, nei documenti troviamo anche “confezioni” in scatole, polveri e pani di zucchero, in qualche maniera depurato. La raffinazione viene, infatti, introdotta a Venezia solo nel XVI secolo. Nella Venezia del Quattrocento si potevano trovare tranquillamente gelatine, focacce, zucche candite, succo di marasche, amandorle ambrosine, pistacchi, etc. Tra i dolci più conosciuti, nel 1373 troviamo nominati in un documento i “buzolatis”, oggi ben famosi quelli di Burano, mentre in un decreto del Senato del 1473 si nominano “zeladia e fritole”, oggi simbolo del periodo di Carnevale.

Prima dell’arrivo del caffè, le botteghe nelle quale si trovavano dolci e bevande, si nominavano delle acque, da qui l’origine del toponimo Sottoportico e calle delle Acque a San Salvador. Nella guida del Coronelli del 1724 si trova:”Le migliori cioccolate, caffè, acque gelate e rinfrescative, ed altre simili bevande si compongono e si vendono in Calle delle Acque, presso il Ponte de’ Baretteri.”

Il caffè viene nominato per la prima volta dal bailo di Costantinopoli Francesco Morosini nel 1582 ma nel 1638 era ancora una bevanda venduta a prezzo altissimo come pianta medicinale importata dall’Egitto. Per una legge del 4 ottobre 1759 il numero massimo di caffè aperti non doveva superare i 206. Tra questi il Venezia Trionfante, oggi conosciuto come Caffè Florian a San Marco, è tra i più conosciuti e fu aperto nel 1720, mentre il caffè Quadri, sul lato opposto della piazza, aprì solo nel 1775.

 

Il Consiglio dei X

Il temutissimo Consiglio dei X e le famose Bocche delle denuncie a Venezia

Tra le magistrature di Venezia che si occupavano della giustizia penale, forse quella che più colpiva l’immaginazione del popolo, era quella del temibile Consiglio dei X. Fu istituito nel 1310 per reprimere la fallita congiura Querini-Tiepolo, della quale ci rimane la lapide all’angolo di campo Sant’Agostin.

A discapito del nome il Consiglio dei X era costituito da 16 membri: 10 tratti dal senato, sei consiglieri ducali e il Doge stesso. Per la regalità delle sedute doveva essere presente almeno un avogadore di comun, con facoltà di proposta ma senza diritto di voto. I dieci duravano in carica un anno, mensilmente eleggevano tre capi, con funzioni di direzione. Se nasce come tribunale politico, nel tempo ampliò le sue competenze a ogni materia che avesse attinenza con la sicurezza dello Stato. Le indagini erano condotte sulla base delle informazioni fornite dai Capi di Sestiere, dagli informatori del consiglio stesso e dalle denunce segrete raccolte nelle Boche delle Denuntie o Boche de Leon disseminate per la città e all’interno dello stesso Palazzo Ducale.

Le Bocche delle denuncie furono introdotte solo a partire dalla seconda metà del Cinquecento e alcune di esse sono ancora presenti a Venezia (sul muro della chiesa di San Martino a Castello, sulla fondamenta delle Zattere vicino alla chiesa dei Gesuati). Il Consiglio dei Dieci giudicava i reati del patriziato, degli ecclesiastici, controllava le scuole e sovrintendeva alla cancelleria. I Dieci operavano con rito inquisitorio, dove giudice e accusatore si fondono in un unico soggetto. Gli imputati, arrestati dalla “milizia” propria, non dovevano conoscere né chi li accusava né chi testimoniava contro di loro, ed erano per di più tenuti a difendersi da soli, senza l’aiuto degli avvocati. Questo al fine di non far influire sul giudizio finale a causa del potere politico esercitato dalla famiglia del nobile che si andava a giudicare. Se il caso era di stretta competenza dei Dieci nessuna altra magistratura poteva intromettersi. Proprio a causa della segretezza con la quale agivano, il materiale prodotto era ridotto, gli incartamenti dei singoli processi furono distrutti dai francesi, si sono conservati solo quelli della seconda metà del Settecento e un paio del Seicento, tra questi quello sull’attentato a Fra Paolo Sarpi.

Testo a cura di Davide Busato di Venezia Criminale

 

Widman e le famiglie nobili

Come si diventava nobili a Venezia? Voi tutti pensate che sia per nascita ma, in una città così attenta al commercio come Venezia, a un certo punto si cominciò a preferire la compravendita anche dei titoli nobiliari.

Per esempio Widman o Vidman era una famiglia originaria di Villaco in Carinzia. Grazie al commercio si arricchirono e poterono acquistare il titolo di veneta nobiltà nel 1646, durante la guerra di Candia. Possedevano il loro palazzo a San Canciano e donarono alla chiesa il corpo di San Massimo, vescovo di Cittanova, oltre a costruirsi una cappella per le proprie tombe e iscrizioni. La famiglia andò estinta nel 1878.

Se alle origini vi era un sistema elettivo per far parte delle cariche amministrative, il 29 febbraio 1297 More Veneto, sotto il dogado di Pietro Gradenigo (1251-1311), al fine di moderare la lotta tra le svariate fazioni e poter affrontare la guerra con Genova, si decise la: “Serrata del Maggior Consiglio”, ovvero quali famiglie potevano accedervi. Da quel momento si decretò il diritto a essere nobili per eredità. Tutti gli aristocratici al compimento del loro 25° anno d’età, avevano accesso al Maggior Consiglio. Altri trenta, prescelti il giorno della Santa Barbara (4 dicembre), potevano entrare con i 20 anni compiuti. Nel 1343 la Quarantia iniziò a tenere un registro, per garantire la legittimità a chi ne avesse diritto. Ma fu solo nel 1458 che furono istituiti presso l’Avogaria di Comun alcuni libri giurati nei quali vi erano trascritte le nascite. Il 31 agosto del 1506 il Consiglio dei Dieci decretava la costituzione di registri che segnalassero anche i matrimoni, questi presero il nome di Libro d’oro. Fra i registri ufficiali dell’antica repubblica di Venezia molti, di diversa contenenza, portano il nome di Libro d’oro, ma per tutti questo nome è attribuito solo a questi registri che dovevano dare garanzia di prova per l’ammissione al Maggior Consiglio. Gli atti di nascita dei Patrizi sono trascritti in ordine alfabetico per famiglia e in ogni famiglia in ordine cronologico.

Nel 1646, per far fronte alle necessità della guerra di Candia, la Repubblica adotta un provvedimento straordinario, poi divenuto di uso corrente, che consisteva nella vendita del titolo nobiliare alle famiglie che ne facevano richiesta, contro il pagamento di 100 mila ducati. La pratica di vendere il titolo fu interrotta solo nel 1716. L’ultimo dicembre del 1796 il Libro d’oro registrava 111 case nobili, rappresentate al Maggior Consiglio da 1218 individui.

Testo a cura di Davide Busato di Venezia Criminale

 

Veleni e Magia

Che veleni si usavano a Venezia per eliminare nemici e parenti scomodi?

Per raccontarvi come  i veneziani facevano fuori i parenti scomodi o i nemici  partiamo da Veneranda Porta, una delle assassine più famose di Venezia. Nel 1779 durante la quaresima tenta di avvelenare il marito per la prima volta, attraverso delle zarèse rosse, ovvero delle ciliege rosse. Erano veramente ciliege ? Ovviamente no. Ma Veneranda non trova le quantità giuste e tenta una via diversa. Decide di far bollire per due sere di seguito alcune uova. Vigeva la credenza, infatti, che un uovo bollito per molto tempo potesse diventare velenoso. Ma anche in questo caso non ottiene nessun risultato. La figlia di Veneranda, testimonia che il successivo tentativo della madre fu quello di procurarsi una boccetta di olio venefico di scorpione con il quale condire la”panada” una sorta di minestra di pane. Il marito sta male, vomita e forse ha la febbre. Ma poi guarisce. Non soddisfatta dei risultati, nei primi giorni di giugno invia una lettera ad una donna per farsi mandare un rospo morto dal quale trarre un veleno. Anche in questo caso si basa su una idea molto diffusa nel medioevo, che i rospi potessero essere molto velenosi. Ma sono solo dicerie e il marito ancora una volta non muore. Decide di provare con l’arsenico. Si procura questa sostanza in pillole e lo mescola al caffè. Il marito sta male ma non succede altro. Cosi decide di usare un sistema molto in voga durante il periodo della Serenissima, acquista dei piccoli diamanti che macina con un mortaretto e li mescola al riso. Però non sopporta il rischio di un altro fallimento  e decide di ucciderlo con un sistema più diretto: la mannaia.

Magia e veleno spesso andavano a braccetto ma come abbiamo visto non sempre funzionavano. Nei fascicoli dei processi per omicidio troviamo sostanze come risagallo, orpimento, napello spesso mescolati a elleboro o acqua di ciclamino.

Ma dove si potevano trovare queste sostanze? In una lettera del 1684 si specifica che il napelo spinoso ce l’ha lo “speziale” della Vigilanza alla Procuratie Vecchie di San Marco. Lo spicier, ovvero lo speciale, era colui che vendeva le spezie e componeva le medicine ordinate dal medico. I veleni erano mescolati a vino, zuppe, polenta, ma il nobile Matteo Bragadin nel 1735, per eliminare il fratello Andrea avvelena la cioccolata e successivamente il caffè, due bevande “nuove” e molto in voga in quel secolo.

Testo a cura di Davide Busato di Venezia Criminale

 

Uva a Venezia, tra passato e presente

Numerose Vigne crescevano un tempo in Laguna a Venezia

La viticultura risulta senz’altro essere tra le attività più antiche praticate dagli uomini. Anche a Venezia esistevano numerose Vigne per le Isole della Laguna.  Nello stesso agro di Altino, secondo il geografo greco Strabone (ante 60 a.C. – 23 d.C. Circa), vi erano le condizioni ambientali adatte a questa attività. La presenza della viticultura in laguna di Venezia è testimoniata della stessa leggenda della fondazione della chiesa di Santa Giustina presso l’isola delle Vignole, tramandata nell’Origo civitatum seu Venetiarum, un opera datata tra l’XI e il XII secolo, in cui si narra dell’apparizione della Santa al prete Mauro e dell’edificazione ordinata dal tribuno Orio in quel lido ricco di viti.

Un ulteriore esempio per la laguna nord ci viene fornito dalla stessa isola del Lazzaretto Nuovo, la quale nei documenti della prima metà del Mille viene chiamata “Vigna Murata” ed è descritta come una terra ricca di viti. L’antica pratica della coltivazione della vite in laguna viene testimoniata, però, anche dai canoni degli stessi contratti di affitto che richiedono spesso di essere pagati in vino puro. Viti erano presenti a Murano fin dal XIV secolo e per l’isola di Sant’Erasmo si rileva che a cominciare dal tardo Quattrocento nei contratti di affitto si richiedono anche delle ceste di uva oltre alle solite onoranze in vino puro.

Le vigne erano piantate a rischio d’acqua e in caso di allagamento la responsabilità ricadeva sul locatario. Si cerca pertanto di creare opere di arginamento adeguato, come ad esempio nell’isola della Certosa quelle volute dai monaci, sfruttando i fanghi gettati al fine di costruire un argine che non solo fermasse le acque salse ma che difendesse anche le viti dalla “tramontana” e dal “levante”.

La produzione del vino per il monastero certosino risulta nella documentazione far parte maggiormente di un’attività di esportazione, piuttosto che di un uso interno. Nell’affittare la vigna sabionera a Tommaso della Giana, il priore Basilio Marebò specifica che dell’uva che non venderà debba l’affittuale vendemiarla, e condurla, à sue spese in cantina nostra, e far il vino, e quello dividerlo per giusta metta come le altre cose tutte.

Un ultima curiosità: esiste anche a Venezia un sottoportico delll’uva, presso il campo di Santa Margherita. Il nome deriva proprio dai rami di una vite che si estendevano sopra l’entrata dello stesso.

Testo a cura di Davide Busato di Venezia Criminale

I Templari a Venezia?

I Templari avevavo molte proprietà a Venezia ma rimane da visitare molto poco

La presenza a Venezia dell’ordine dei templari avviene solo vent’anni dopo la nascita dell’ordine stesso. Di tutte le proprietà di quest’ordine rimane però molto poco: l’Hotel Luna Baglioni e la Chiesa di San Giovanni di Malta sono tra i pochi edifici (appartenuti un tempo ai templari) ancora in piedi.

Nel 1144 i Milites Templi Domini ottengono una chiesa chiamata Santa Maria de brolio, successivamente conosciuta come Santa Maria dell’Ascensione, ora scomparsa, che si trovava nell’attuale calle dell’Ascensione a San Marco. Nello stesso periodo sono tra i maggiori beneficiari di terreni in concessione nei pressi della chiesa di San Moisè, sempre a San Marco.

Poche le informazioni in nostro possesso. Il 12 dicembre 1281 Frate guido dell’Ordine Templare, amministratore di San Tommaso di Treviso, investe Giacobino Torcifica quale suo nunzio nella lite che intende promuovere verso il monastero di Santa Maria Madre del Cristo di Venezia. Nell’ottobre del 1304 si registra una requisitoria contro Giovanni Balduino di Venezia per un debito di lire 70 verso il cavaliere templare Rodolfo, regio esattore in Sciampagna. Nel 1312 l’ordine viene soppresso.

L’anno successivo il Cavaliere frà Nicola da Parma, priore di Venezia dell’Ordine dei Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme (poi conosciuti come Ordine di Malta) si presentava al doge Soranzo per chiedere che i beni dei Templari fossero riconosciuti proprietà loro. La domanda fu accolta ed essi acquisirono, i conventi e le chiese di San Giovanni del Tempio, trasformandone poi il nome in San Giovanni di Malta. Ma siccome la Religione di Malta, trovandosi aggravata di 93 mila fiorini di debiti, ottenne nel 1322 da papa Giovanni XXII di poter principalmente vendere le case e i beni alla religione meno utili, vendettero nel 1324 la casa e la chiesa di Santa Maria ai Procuratori di San Marco, un tempo appertenuta ai Templari. Questi trasformarono la casa in osteria che prese il nome di Osteria della Luna: oggi si chiama Hotel Luna Baglioni, mentre la chiesa venne distrutta nel 1824.

Testo a cura di Davide Busato di Venezia Criminale

Sanudo e i suoi Diari

Marin Sanudo voleva essere storiografo ufficiale della Serenissima ma… Pietro Bembo gli soffiò il posto

58 diari degli anni tra il 1496 e il 1533, migliaia di notizie, fatti quotidiani e politici, della Serenissima. Questa è l’opera di Marin Sanudo detto il Giovane (1466-1536). Marino era figlio di un importante patrizio e diplomatico di rilievo, che morì nel corso di una ambasceria a Roma nel 1476. Rimasto orfano di padre trascorse l’adolescenza a Sanguinetto nel veronese, presso il castello della famiglia materna dei Venier. Sotto la protezione dello zio, Francesco Sanudo, frequentò la Scuola di San Marco e seguì le lezioni di Giorgio Merula. Appassionato di storia scrisse numerose opere, Le vite dei dogi in tre volumi, la Spedizione di Carlo VIII in Italia e i Diarii, l’opera che lo rese leggendario. Per tutta la vita inseguì il sogno di diventare “pubblico storiografo” ma il 26 novembre del 1530 il Consiglio dei Dieci assegnò l’incarico a Pietro Bembo, il quale chiese al Sanudo di poter consultare i suoi Diarii, al rifiuto per orgoglio di quest’ultimo, il Bembo si rivolse al Consiglio dei Dieci che obbligò il diarista a lasciar libera consultazione degli scritti. A settembre del 1533 interruppe la scrittura dei diarii e il 4 aprile 1536 morirà.

Ma cosa si può leggere in questi diari? Ci racconta della peste: “Marzo 1498 adi 17 ditto, fo brusato nel canal di San Marco per mezo di San Zorzi (San Giorgio Maggiore) una marciliana (una imbarcazione da trasporto) carga di naranze venuta di Fermo di la Marcha, dove si moriva di morbo”. O dell’acqua alta:” 16 novembre 1517, havendo piovesto la note e cussì la matina assae con grandissimo vento de syrocho, adeo la matina pocho da poi terza cresete l’aqua grandissima in questa terra […] et in mia corte, ch’è pur alta, era più di un pe’ e mezo l’aqua alta.” Ma anche i fatti esterni alla città, come la condanna a morte di fra’ Girolamo Savonarola: “28 maggio 1498 menati poi nel capannucio, furono impichati, et il foco subito se accese quasi ad uno tempo. Extinto el foco et quelli brusati, alcuni frusti di corpi restavano suspexi ad cathene di ferro, et li puti li lapidavano per ludibrio”.

Testo a cura di Davide Busato di Venezia Criminale

I Romani in Laguna

Ma gli antichi Romani colonizzarono mai la Laguna di Venezia? I ritrovamenti archeologici dicono di si

Romani in Laguna? Ancora oggi l’idea sembra sconvolgente eppure già Giuseppe Marzemin (1876-1946), nel 1937, aveva pubblicato “Le origini romane di Venezia”, cercando di dimostrare tale teoria attraverso documenti e qualche dato archeologico. Ma i primi dati vennero alla luce grazie alle campagne di scavo condotte a Torcello tra il 1960 e il 1970, dall’équipe polacca dell’Università di Varsavia e dalla Sopritendenza dei Beni Ambientali e Architettonici di Venezia. Mattoni, embrici, anfore testimoniavano la frequentazione della laguna in epoca romana. All’archeologa Maurizia De Min si deve il ritrovamento nei pressi della Basilica di Torcello di un camminamento in embrici romani del II – III secolo d.C. Sempre la De Min ritrovò, in un altra campagna di scavi, questa volta nell’isola di San Francesco del Deserto, della ceramica datata tra il III e il IV secolo d.C., nonché dei frammenti di intonaci con decorazione floreale in bianco e azzurro, sempre del medesimo periodo. Nel 1983 esce la monografia “Venezia Origini” di Wladimiro Dorigo. Uno studio ricchissimo di dati frutto anche di un appassionato di laguna, un cacciatore di reperti antichi: Ernesto Tito Canal. L’instancabile ricercatore divenne Ispettore onorario della Soprintendenza Archeologica del Veneto e rintracciò tantissime testimonianze archeologiche, riassunte in una monografia: “Archeologia della laguna di Venezia 1960-2010”. Nel 1985 i sub del Marcante Divers coordinati da Franco Tonello, trovarono una struttura quadrangolare, nel canale di San Felice, interpretata come una torre romana.

Nella medesima area, precisamente a Ca’ Ballarin sui fondali di Lio Piccolo, nel 1998, vennero rintracciate un complesso di strutture di età romana da parte degli archeologi subacquei. Muri, pozzi, anfore databili tra il I-II d.C.. Proprio qui si fece forse la scoperta più sensazionale, una villa romana con circa 3000 frammenti di pittura murale. La qualità degli affreschi è tale che si è ipotizzato potesse appartenere a una villa urbano-rustica di un ceto sociale medio-alto.

E Venezia? Nel Teatro Malibran e in quello della Fenice, il materiale più antico, rintracciato in alcuni scavi archeologici, è costituito di anfore databili tra il V e il VII d.C.. San Pietro di Castello, sede del vescovado di Olivolo, presenta materiale del V secolo con caratteristiche di zona insediativa.

Testo a cura di Davide Busato di Venezia Criminale 

La Querini Stampalia e le Biblioteche

L’idea di una biblioteca pubblica a Venezia affonda le radici nel 1362, quando Francesco Petrarca donò i suoi libri alla Serenissima. Il Maggior Consiglio, nell’accettare la proposta del poeta, pensò di adibire un luogo adatto alla conservazione dei libri ma passarono un paio di secoli prima che il doge Andrea Gritti, nel rilanciare la città, decidesse di realizzare un edificio di Pubblica Libreria. Jacopo Sansovino si mise al lavoro nel 1537 e venne completato nel 1570 a opera di Vincenzo Scamozzi. Nasceva la Biblioteca Nazionale Marciana. Sottoposta alla magistratura dei Riformatori dello Studio di Padova iniziò subito a funzionare. Nel Settecento contava più di diecimila volumi. Tra il 1740 e il 1741 fu finanziata la stampa dei cataloghi dei manoscritti greci, latini e italiani. Intere biblioteche di monasteri come San Giovanni e Paolo e San Giovanni di Verdana di Padova, riversarono i loro volumi a seguito delle soppressioni napoleoniche.

Ma un altra biblioteca a Venezia è molto conosciuta. La biblioteca della Fondazione Querini Stampalia. Nacque per volontà del conte Giovanni, che con testamento del 1868, donò la sua biblioteca alla città e stabilì che rimanesse aperta anche quanto le altre biblioteche fossero chiuse, specialmente la sera e nei giorni festivi. Incunaboli, incisioni, manoscritti, rappresentano sette secoli di storia della famiglia Querini. Oggi conta più di 300 mila volumi, continuamente in incremento e ben 400 periodici correnti.

Non ci se deve stupire che a Venezia Aldo Manuzio, tra il 1494 e il 1515, facesse uscire dalla sua stamperia 130 titoli per un totale di 120 mila libri. La cultura era cosi importante che, per esempio, nel testamento di Ambrogio Badoer, del 7 agosto 1450, egli lasciava ai frati della Certosa tutti i suoi libri con il solo obbligo che si potessero consultare. Non tutte le biblioteche dei monasteri sopravvissero, quella della Certosa che contava nel Settencento 1300 opere a stampa, a causa delle soppressioni napoleoniche fu dispersa e oggi chissà dove sono i preziosi manoscritti.

Testo a cura di Davide Busato di Venezia Criminale 

La Peste nelle Isole della Laguna

Il terribile morbo della peste nera uccise, nei secoli, oltre un terzo della popolazione di Venezia. Pensate che addirittura, il 3 aprile del 1348, si decise di adottare misure straordinarie e incisive al fine di porre un rimedio all’eccessivo accumulo di cadaveri in città; a tal proposito, il Maggior Consiglio propose per la sepoltura dei corpi di adibire i monasteri di San Leonardo in Fossa Mala e San Marco in Boccalama, per tutti coloro che non avessero dimora o per volontà dei parenti che non volevano farli seppellire in città. In quest’occasione vennero offerte delle specifiche sulle dimensioni delle fosse stesse, queste dovevano essere il più profonde possibile, per almeno cinque piedi, al fine di evitare cattivi odori. La vastissima diffusione del morbo comportò, però, che dopo il 5 giugno dello stesso anno queste due località divenissero inservibili tanto da scegliere l’isola di Sant’Erasmo e la località di San Martino de Strata. Seppellendo i cadaveri lontano della città si cercava di limitare il morbo e di creare meno disagio possibile alla popolazione.

Sebbene le isole sopracitate fossero semi deserte, la popolazione che vi risiedeva dovette condividere una realtà alquanto macabra, nonché, affrontare i problemi che da tali scelte si vennero a creare.

Il 2 gennaio del 1348 Nicolò di Sant’Erasmo ebbe in affitto dalla chiesa dei Santi Maria e Donato di Murano un terreno da coltivare nei pressi della chiesa di Sant’Erasmo, ma a causa dei cadaveri seppelliti in seguito alle decisioni prese dal Maggior Consiglio, non gli fu possibile coltivarlo e chiese un risarcimento, ottenendolo.

Ma quello del 1348 non fu l’unico contagio. Nel 1576 scoppiò una nuova epidemia, non bastando i lazzaretti, quello vecchio e quello nuovo, nonché le altre isole in gestione dei Provveditori alla Sanità, il 2 luglio il Senato ordina che per tutte le merci sospette si sarebbe usato il prato del monastero di Sant’Andrea della Certosa, un isola posta tra San Pietro di Castello e il Lido di Venezia. Vengono cosi trasferite immediatamente oltre 1777 casse di merce sospetta, che sarebbero state poi bruciate. I monaci, che abitavano l’isola, quando finì il contagio inviarono una lettera per farsi pagare e rimediare ai danni causati da questo uso improprio della loro isola, ovviamente anche questa volta la Serenissima pagò.

Testo a cura di Davide Busato di Venezia Criminale 

Gli Ospedali a Venezia

A Venezia, al tempo della Serenissima, si erano andati sviluppando in città ben cinque grandi ospedali: l’ospedale della Pietà, degli Incurabili, dei Derelitti, dei Mendicanti e dei Santi Pietro e Paolo.

L’ospedale della Pietà e l’ospedale dei Santi Pietro e Paolo, erano gli unici ad avere origini medievali. Il primo fu fondato nel 1336 grazie al francescano Pietro d’Assisi che per accogliere i trovatelli, affittò 17 camere nei pressi di San Francesco della Vigna. In seguito il doge gli diede la possibilità di fondare un monastero alla Pietà, lungo la riva degli Schiavoni nella parrocchia di San Giovanni in Bragora. Nel 1559 accoglieva ben 1200 trovatelli. L’Ospedale dei Santi Pietro e Paolo fu invece fondato nel XII secolo a Castello, nella calle di San Gioachino. Nato per accogliere i pellegrini dalla terra santa, nel 1350 grazie al lascito di Francesco Avanzo, venne ampliato e successivamente entrò sotto la protezione ducale. Venne soppresso dai francesi nel 1806.

L’Ospedale degli Incurabili venne fondato agli inizi del XVI secolo alle Zattere, nato per fronteggiare il mal francese o chiamato anche morbo celtico meglio conosciuto come sifilide. Nel 1807 divenne Ospedale Civile e nel 1819 fu convertito in caserma e ora centro di rieducazione minorenni.

Nel 1528 si decideva di fondare l’Ospedale dei Derelitti per accogliere malati, febbricitanti e poveri. Nell’ospedale si effettuavano anche le anatomie e si forniva i cadaveri al Collegio dei medici fisici e dei medici chirurghi per le esercitazioni anatomiche.

Infine, l’ospedale dei Mendicanti. Il 27 settembre del 1595 il Senato sceglie in città un terreno sulle Fondamente Nove nei pressi del monastero dei Santi Giovanni e Paolo, per trasferirvi l’ospedale di San Lazzaro e fonderlo con la nascente struttura, il cui scopo era di eliminare dalla città la mendicità. Nel periodo Napoleonico viene chiuso e nel 1809, assieme alla Scuola di San Marco, alla cappella della Pace e al convento dei Santi Giovani e Paolo, viene costituito un ospedale militare e qualche anno dopo un ospedale Civile, funzione che esiste tutt’oggi.

Testo a cura di Davide Busato di Venezia Criminale

Navi e Archeologia Subacquea

Molti relitti giacciono nelle placide acque della Laguna di Venezia, alcuni molto antichi

I relitti sommersi più famosi a Venezia sono le galee dell’isola di San Marco in Boccalama. L’isola, che fu prima un oratorio e poi un monastero, venne abbandonata nel Cinquecento e piano piano scomparve a causa della continua erosione delle correnti. Dopo il silenzio di secoli in seguito alle ricerche di Ernesto Canal, pioniere dell’archeologia in laguna, venne identificata. Si scopri che nel tentativo di salvarla nel XIV secolo si era pensato di affondare due navi per creare una barriera artificiale. Gli archeologi fecero svariate campagne di scavo per studiare le due galee. Tra i vari dati, quello più interessante lo si trovò nella zona prodiera destra del relitto: una serie di graffiti incisi sulla prima e seconda tavola, del fasciame interno. I graffiti rappresentano una galea trireme con sette posizioni di voga. Sulla poppa è presente un timone assiale. La datazione al carbonio 14 e la dendrocronologia hanno collocato al 1312 il taglio del larice impiegato per il fasciame. La novità è proprio il timone assiale, dato che non si sapeva quando era stato introdotto nei nostri mari. Prima dell’invenzione del timone assiale, che richiedeva l’uso di ferro forgiato per il perno, si usava il timone laterale, molto più semplice da realizzare ma meno preciso nelle manovre su navi di una certa dimensione.

Ma una città di porto come Venezia, quanti altri relitti può celare? Grazie ai continui lavori alle bocche di porto e alla passione dei subacquei, ne conosciamo parecchi. Il relitto chiamato “Mercure”, un brigantino francese colato a picco il 22 febbraio del 1812 durante una battaglia navale; il relitto “dei cannoni”, una nave da guerra in legno, affondata a causa dei forti venti di scirocco, mentre cercava di entrare nel porto di Malamocco. Il relitto del “vetro”, una nave da trasporto che stava facendo rotta verso Venezia nel XVI secolo con il suo carico di vetro, forse acquistato nelle grandi città del Medio Oriente. Il relitto dei “mattoni”, che giace a 18 metri di profondità al largo delle bocche del Lido. Non deve stupire quindi un articolo del Gazzettino di fine ottocento dal titolo “Altre due galere al porto di Lido”…forse segnalando due galee turche affondate dal mal tempo mentre venivano portare come bottino di guerra a Venezia. Chissà quanti altri tesori sono sepolti sotto sabbia e fango.

Testo a cura di Davide Busato di Venezia Criminale

Massoneria a Venezia

La Massoneria: una società segreta non molto segreta a Venezia

A Venezia la Massoneria influenzò molti personaggi importanti come: Gozzi, Goldoni e Casanova. Del Goldoni si pensi alla sua opera “Le donne curiose” dove si cita continuamente la massoneria, mentre del Casanova massone, ne veniamo a conoscenza dalla spia Giambattista Manuzzi, il quale il 12 luglio 1755, recatosi a casa del giovane seduttore, vi trova le vesti indossate duranti i riti massonici assieme ai confratelli della “setta de’ Muratori”. La creazione di una struttura territoriale secondo il rito della Stretta Osservanza durò poco. La prima diffusione a Venezia la si ha tra gli anni Venti e Trenta del Settecento, sopratutto grazie alla figura del console inglese John Murray e all’ambasciatore Robert d’Arcy conte di Holderness, figura di spicco della massoneria europea Settecentesca. Due almeno le sedi: in Rio Marin, sciolta il 9 maggio 1785, della quale possediamo l’elenco degli affiliati, e la loggia di Ca’ Mosto a San Marcuola, il cui venerabile maestro è stato il segretario Pier Antonio Gratarol.

Ma di segreto questa massoneria aveva ben poco se si pensa che la stessa chiesa della Maddalena a Cannaregio, riedificata d’architetto Tommaso Temanza (1705-1789) è un inno alla massoneria, con tutti i simboli: sull’architrave della porta l’occhio inscritto in un cerchio e in una piramide, e l’iscrizione “SAPIENTIA EDIFICAVIT SIBI DOMUM”, un riferimento al culto per la divina sapienza, fondamento della massoneria. Inoltre una porticina sul retro troppo piccola per essere usata ma creata cosi per utilizzarla nel rito iniziatico, nel quale ci si china per entrare. E il grande scultore Antonio Canova (1757-1822), fu un massone? Secondo alcuni studi era impossibile essendo lui molto cattolico, ma il monumento funebre nella Basilica dei Frari, disegnato da lui ma realizzato da alcuni suoi allievi, è a forma di una grande piramide e dentro vi è conservato il suo cuore: sarà un caso?

Testo a cura di Davide Busato di Venezia Criminale

Leoni tra simboli e leggende

Tra i leoni alati presenti in città ce n’è uno molto antico a San Marco

Quanti leoni abbiamo a Venezia? Quattro famosi son posti di fronte all’Arsenale, bottino nel 1687 dall’Attica a merito di Francesco Morosini detto il Peloponnesiaco. Due leoni in marmo rosso, scolpiti da Giovanni Bonazza, sono presenti dal 1722 in piazzetta di San Marco. Altre sculture di Leoni si possono trovare: una all’esterno di San Marco nel secondo ordine della facciata meridionale, uno sopra il campanile di San Polo, che racchiudono tra le zampe una testa umana, e due leoni laceranti serpi e draghi si trovano nel muro di una casa verso il traghetto di San Tomà.

IL LEONE ALATO PIU’ ANTICO DI VENEZIA
A Venezia il leone è sempre stato associato all’evangelista Marco. Quando giunse per la prima volta in città però, qual’era la sua origine? Il più famoso è senza dubbio il leone alato in bronzo sopra la colonna a San Marco, quella adiacente a San Todaro.

Negli anni ’90, in seguito a un restauro, è stato pubblicato uno studio su questo leone. Si ritiene che la statua sia di un artista greco o greco orientale (fine IV-inizi III secolo a.C.). Forse apparteneva al monumento del dio Sandon, protettore della città di Tarso in Cilicia, successivamente identificato con il greco Heracleas. Oppure che facesse parte di un grande monumento funerario eretto da Alessandro Magno, in onore dei caduti nella battaglia contro Dario ad Isso, località nel golfo di Alessandretta e non distante da Tarso.

L’identificazione con questa divinità verrebbe confermata anche dalla scalpellatura sulla sommità del capo del leone. Il dio Sandon, infatti, aveva le corna caprine, che, nella statua giunta fino ai giorni nostri, sarebbero state tolte e coperte (nel Medio Evo) da un cappuccio di riccioli accordato alla criniera. Anche se le attuali ali sono ottocentesche, sotto si vedono chiaramente le impronte di piume a bassorilievo. La più antica fonte che cita questa statua è del Maggior Consiglio nel 1293 dove si chiede di restaurarla o di adattarla.

Testo a cura di Davide Busato di Venezia Criminale

 

Kavalieri e monumenti equestri

Solo due personaggi hanno la fortuna di essere  immortalati in monumenti equestri a Venezia

A Venezia ci sono solo due monumenti equestri. Il primo, opera dello scultore Ettore Ferrari, riproduce Re Vittorio Emanuele II (1820-1878) e si trova sulla riva degli Schiavoni a San Marco. Il secondo, più interessante per quanto riguarda le storie e le leggende ad esso collegate, si erge in Campo Santi Giovanni e Paolo: iniziato da Andrea Verrocchio e concluso da Alessandro Leopardi, riproduce il capitano di ventura Bartolomeo Colleoni (1395-1475), che da giovane fu sotto il comando del famoso “Conte di Carmagnola”. La sua triste vicenda diede spunto ad Alessandro Manzoni per una delle sue tragedie.

Tra il XV e il XVI sec vennero alla ribalta molti capitani di ventura, uno dei più famosi è proprio Bartolomeo Colleoni. Fu il primo che mise su carretti i cannoni e li usò in aperta campagna. Arrivò a far transitare l’esercito veneziano attraverso il Lago di Garda grazie a navi appositamente costruite. Il Colleoni divenne cavaliere dopo essersi fatto valere nel fallito attacco a Cremona. Nel suo testamento chiese alla Serenissima di poter avere una statua in Piazza San Marco ma gli fu fatto solo un monumento ai Santi Giovanni e Paolo.

Come dicevamo prima il Colleoni, quando fu a servizio di Venezia, era sotto il comando di Francesco Bussone (1385-1432), conosciuto come il Carmagnola. Bussone riportò molte vittorie ma anche molte invidie. Poteva essere l’uomo giusto per conquistare la Lombardia viscontea e con essa l’intera Italia. Ma nel 1430 subisce una dura sconfitta perdendo quasi seicento cavalli. Convinti che li stia tradendo, gli Inquisitori di Stato veneziani lo giudicano un traditore. Con un inganno lo fanno rientrare a Venezia e lo arrestano. Il cinque maggio del 1432 viene giustiziato per decapitazione e la sua testa esposta per tre giorni sulla pietra del bando.

Due famose leggende girano intorno a questa testa: la prima vuole che sia riprodotta in pietra sul loggiato della Basilica. Ma quella piccola scultura in pietra che si vede è un bottino dei tempi delle crociate e raffigura probabilmente Giustiniano I (484-565). La seconda, invece, sostiene che la testa sia quella posta tra le zampe del leone sul campanile di San Polo. Ma anche questa volta, lo stile ci fa pensare che possa essere ben precedente alla triste storia del Carmagnola.

Testo a cura di Davide Busato di Venezia Criminale

Jacomo Robusti detto il Tintoretto

Jacomo Robusti detto Tintoretto (1519-1594), lo chiamavano anche Tintore, El Tentoretto, Jacobus Tentorectus o Jacomo Tentor…molti nomi per un solo genio della pittura.

Uno dei più grandi artisti veneziani del XVI secolo. Il grande pittore abitava sulla Fondamenta dei Mori a Cannaregio, al numero anagrafico 3399, e quando mori venne sepolto alla chiesa della Madonna dell’Orto dove, sopra la porta della sagrestia, vi è il quadro “La Presentazione di Maria al Tempio”, uno dei suoi massimi capolavori.

Una vita felice, dedicata all’arte fin all’ultimo giorno, cosi come lo vediamo nel suo autoritratto presente al Louvre, un quadro che lo rappresenta al tramonto della sua vita, cosi suggestivo che lo stesso Edouard Manet ne dipinse una copia, estasiato da quell’immagine. Un pittore al quale sono stati dedicati decine di libri, non ultimo un saggio di oltre mille pagine di Melania Mazzucco dal titolo semplice ma efficace: “Jacomo Tintoretto e i suoi figli”.

Si fece conoscere grazie anche ai ritratti, tra i quali ricordiamo quello del Doge Girolamo Priuli (1486-1567) e quello di Veronica Franco (1546-1591), famosa cortigiana dell’epoca. Ma fu dopo la ricostruzione di Palazzo Ducale a causa di un incendio del 1577 che Tintoretto ebbe numerosi incarichi, tra i quali l’immenso dipinto di 7,45 x 24,65 metri raffigurante il Paradiso nella Sala del Maggior Consiglio. Le sue ultime opere le dipinse per il monastero di San Giorgio Maggiore.

A fianco del grande maestro non si può non ricordare sua figlia: Marietta. Un insieme di notizie confuse ci ricordano la sua vita e la sua prematura dipartita a soli trent’anni. Il primo a narrare di lei fu Carlo Ridolfi: “Servirà questa eccellente donna nell’avvenire per un tipo di donnesca virtù, e far conoscere al mondo che le gemme, gli ori e le vesti di pregio non sono i veri ornamenti femminili, ma quelle virtù, che splendono nell’animo, e che rimangono eterne dopo la vita”. E cosi accadde, padre e figlia eterni nell’arte e nei valori.

Testo a cura di Davide Busato di Venezia Criminale

Inquisizione a Venezia

L’Inquisizione arrivò anche a Venezia ma, per fortuna, era come non ci fosse

Tutto cominciò ad Avignone: un concilio tenuto tenuto nel 1200 aveva stabilito che ogni parrocchia si organizzasse una commissione composta da un sacerdote e da due o tre laici moralmente sicuri e culturalmente preparati; il loro compito sarebbe stato denunziare tutti i parrocchiani sospetti di essere passati all’eresia. Iniziava un periodo buio per il mondo cristiano, ma scriveva Charles de Brosses nel 1739 :”A Venezia esiste l’Inquisizione, ma ha le unghie talmente mozze che è press’a poco come non ci fosse”.

Il Senato, di quando in quando, con decreto richiamava all’obbedienza gli ecclesiastici. Ad esempio l’8 marzo 1692 padre Moretti, inquisitore di Vicenza, venne richiamato a Venezia per essere severamente ammonito per lo scarso rispetto dimostrato nei confronti del Rettore di Bassano.

Le sedute del santo tribunale si svolgevano nella cappella di San Teodoro vicino alla canonica di San Marco, mentre le carceri del Sant’Uffizio dal Cinquecento erano state inserite in un ala di quelle dei “Signori di Notte al Criminal” dentro Palazzo Ducale.

Scriveva il Marin Sanudo nei suoi diari, il 21 novembre 1518 “In questa matina, acadete in chiexia di san Jacomo di l’Orio, san Zane Digolado et san Simon profeta, fo a tempo di messa granda proclamà, per il piovan, da parte dil reverendissimo Patriarca nostro, cum sit li sia pervenuto a noticia che in questa contrà di San Jacomo di l’Orio è molte strige, però tutti chi sa et le conosse, sotto pena di excomunication, non volendo andar a testimoniar, vadino da li piovani a dir quello i sanno, et sarano tenuti secreti “. Purtroppo non è dato sapere come finì e se qualcuno denunciò le “strige“. Ma non si sa se qualcuno denunciò mai queste “strige”

Rimane solo una macchia scura nella storia di Venezia, quella di Giordano Bruno, che i veneziani consegnarono all’inquisizione nel febbraio del 1593, lasciandolo bruciare in campo de’ Fiori a Roma. Per molti un errore, per tutti, l’unico.

Testo a cura di Davide Busato di Venezia Criminale

Hotel scrigni di segreti (e misteriosi omicidi)

14 marzo 1751. L’oscurità avvolge ancora Ca’ Gritti a San Moisé, sono le sei di mattina. Le campane suonano l’Ave Maria. Da li a poche ore sarà ritrovata assassinata nella propria camera Vittoria Basadonna. Il caso rimarrà insoluto: tuttora non è dato sapere chi commise l’omicidio. Oggi quello stabile è l’attuale Hotel Bauer Grunwald, ristrutturato nel Novecento. Ma questo non è l’unico albergo che ospitò una vittima o un assassino.

All’Hotel Des Bains al Lido nel 1907 si fidanzavano il conte Pavel Kamarovskij e la bella contessa Tarnowska, il 4 settembre dello stesso anno la contessa organizzò l’omicidio del suo neo-fidanzato e passerà alla storia come la “Circe” russa.

Ancora un altro albergo ebbe una triste storia. E’ la domenica del 24 febbraio 1878. Sopra il letto della camera numero 40 del’Hotel Sandwirth, giace il corpo rigido di una giovane ragazza; quando qualche ora più tardi entrano i giornalisti, il reporter della Gazzetta di Venezia descrive la scena con parole drammatiche: “In un lettino giace a mezzo spigliata una giovanetta in atto di chi dorme, è bellissima di quella bellezza nordica, vaporosa, poetica come una creazione di Goethe. Ha le tracce bionde, slanciata e sottile di figura, mani piccole, gli occhi chiusi e il bel viso come di chi dorme di un sonno sereno. E’ distesa supina con il capo chino sull’omero destro, il sinistro braccio intrecciato sul petto nudo, sul seno sinistro una breve ferita.” Oggi l’albergo si chiama Gabrielli Sandwirth, un edificio in stile gotico ai piedi del ponte della Ca’ di Dio. L’indagine scoprirà che si è trattato di un suicidio rituale. I due giovani amanti lasceranno un biglietto con scritto: “Caro Sandwirth voglia scusarci se noi abbiamo preso alloggio da lei per sempre nel modo che abbiamo fatto.” Sotto questa frase quattro parole in latino: Vivat, veniat, crescat, flammat (viva, venga, cresca, fiammeggi). Quante altre stanze a Venezia potrebbero ispirare il film 1408, tratto da un racconto di Stephen King?

Testo a cura di Davide Busato di Venezia Criminale

Giustizia a Venezia

I condannati a morte venivano trascinati per tutta Venezia, da San Marco a Rialto e viceversa

La pena di morte in Laguna è nata con Venezia ed è tramontata con la fine della Repubblica. Nei secoli si può notare una variazione nei modi e nei tempi dell’esecuzione ma la costante è sempre stata quella di creare dei percorsi all’interno della città che iniziassero e terminassero a San Marco, così che tutti potessero vedere il condannato. Due grosse colonne di porfido dette pietre del bando erano state poste a San Marco e a Rialto. Su queste si urlavano i bandi emessi e venivano lette le sentenze. I due luoghi rappresentavano il potere politico e quello commerciale ed erano ovviamente anche quelli maggiormente frequentati.

La prima colonna del bando a San Marco, secondo le cronache, proveniva da Acri a seguito della Quarta Crociata ed era già usata in quella terra con il medesimo significato. Probabilmente anche il tronco di colonna a Rialto aveva la stessa provenienza ma nel 1541 lo scultore Pietro da Salò ci aggiunse una statua di un uomo in ginocchio: il famoso “Gobbo di Rialto“, visibile tutt’oggi.

Secondo la cronaca Barba, presente nella biblioteca Marciana, «Jera costume in Venetia che, quando era terminato un per ladro, over per altro, ad esser frustado da S. Marco a Rialto, li malfatori, come erano in Rialto, andavano a basar il Gobbo di pietra viva che tien la scala che ascende alla colonna delle grida; fu terminado che più questi tali non andassero a far tale effetto, et però fu posto in la colonna sopra il canton, sotto il pergolo grando in Rialto, una pietra con una croce, et uno S. Marco di sopra, aciò li frustadi vadano de cetero a basar la detta croce, et fu posta a dì 13 marzo 1545». Oggi per chi volesse controllare, l’ultimo pilastro dei portici a destra del Gobbo, reca ancora incisa quella croce e sopra la “moeca” ovvero il Leone di San Marco.

Testo a cura di Davide Busato di Venezia Criminale

Fuochi e Incendi famosi a Venezia

Venezia ha sempre dovuto convivere con il fuoco, anche se circondata dall’acqua.

Il foco ardeva e non se li reparava perchè tutti atendevano a svudar le botege, volte e magazeni e oficii di Rialto chi potevano. Assa’ forestieri vi erano corsi e altri venuti per robar sentendo esser fuogo in Rialto che è il principal loco di Veniexia e il più ricco”. Chi scrive è il diarista Marin Sanudo. Lo spaventoso incendio che sta descrivendo (del 10 gennaio 1514), distruggerà parte di Rialto, ponte in legno compreso, e quello che oggi noi vediamo è il ponte ricostruito proprio a seguito di questo terribile evento.

Dopo Rialto un altro immenso rogo rimane nella memoria collettiva: San Marcuola il 28 novembre 1789. Anche questa volta abbiamo uno spettatore d’eccezione: Francesco Guardi, il quale anziché scrivere ce lo riporterà attraverso disegni e quadri, alcuni oggi presenti alle Gallerie dell’Accademia. Il tragico epilogo di questo incendio furono sessanta abitazioni distrutte, cento quaranta famiglie sfollate.

Ma non ci furono solo incendi estensivi. Il popolo ricordava benissimo anche l’incendio scoppiato nella notte tra il 13 e il 14 settembre 1569 all’Arsenale, “Alle sei ore di notte si accese la polvere, era in quantità di libbre cento cinquanta mila, formando un scoppio di orribile terremoto, e di spaventevoli tuoni, che pareva il finire del mondo”. Chi scrive evoca efficacemente lo scoppio dei barili di polvere pirica stipati all’arsenale, intere galere andarono distrutte, edifici all’interno e all’esterno dell’Arsenale furono spazzati via. Parti di case piovvero sopra il convento di San Francesco della Vigna.

Ma di tutti gli incendi uno colpì il cuore dei veneziani. Il 15 dicembre 1836 la Gazzetta Privilegiata descriveva con vibrante emozione l’incendio che distrusse in parte il Teatro La Fenice, poi il teatro venne ricostruito ma 160 anni dopo, esattamente il 29 gennaio del 1996, un altro incendio la rase al suolo. Ma dal fuoco si rinasce, come la Fenice, e cosi ancora una volta i veneziani la ricostruirono.

Testo a cura di Davide Busato di Venezia Criminale

Erberia e Mercati

I luoghi da dove entravano a Venezia erbe, sapori, ortaggi e quant’altro

L’erberia è un luogo dove approdano all’ingrosso gli erbaggi, e la frutta, provenienti dalle isole. A Venezia due erano i luoghi dove si faceva mercato delle erbe: uno antico in Piazzetta dei Leoni a San Marco e uno più conosciuto, ovvero Rialto, tutt’oggi esistente. Proprio qui il palo delle erbe, dove si effettuavano le compravendite degli erbaggi, era eretto nella piazza antistante alla beccarìa verso il canale.

Nel 1773 l’arte degli erbaiuoli, assieme a quella dei fruttaiuoli, a Venezia contava oltre 122 botteghe. Ma questa arte era ben antica. I documenti del medioevo ci parlano del commercio di cipolle e aglio: nel testamento di Enrico Morosini di San Salvatore del 1203, tra i beni cita un carico prezioso di una sua nave chiamata “Castellana”, composto per un terzo di spicchi d’aglio. Nel 1340 un carico di cipolle doveva essere venduto a Pirano.

Il Senato fin dal Trecento decise che rape, capucci e verze non si potessero vendere ovunque ma solo sulla riva di San Marco o di Rialto. I produttori affluivano dall’estuario, facevano scalo tra la vecchia pescheria e la beccaria nuova, e qui entravano a contatto dei compravendi, i mediatori che vendevano poi direttamente al consumatore. Il tutto secondo gli ordini dei giustizieri vecchi, degli ufficiali al cattaver, dei capi sestiere e degli ufficiali del Levante e sopra Rialto. Solo una volta pagato il dazio si era liberi di venderli per i canali della città.

A Sant’Erasmo, isola oggi conosciuta proprio per l’agricoltura, già nel Trecento si trovano nominati nei documenti asparagi, angurie e cavoli, salvia e rosmarino. Solo nel Cinquecento fanno la comparsa in laguna porri, insalata, spinaci e i famosi articiochi, quest’ultimi citati in un contratto per la prima volta nel 1551 come pagamento al gastaldo, segno dell’esclusiva prelibatezza di questo ortaggio ancora oggi ricercato nel suo primo taglio: “la castraura”.

Testo a cura di Davide Busato di Venezia Criminale

Dogi tra vizi e virtù

A Venezia anche i potenti non sfuggivano alla giustizia.

L’11 agosto del 976, a Palazzo Ducale, il ventiduesimo doge Pietro IV è assalito da una folla inferocita. Asserragliato all’interno con il figlio ancora in fasce, fu costretto ad uscire a causa dell’incendio appiccato al palazzo, lo stesso incendio che bruciò poi gran parte della Piazza. Una volta fuori, all’altezza di dove sorgerà la Porta della Carta, chiese pietà al popolo. Ma per il traditore della patria non ci fu clemenza e venne ucciso assieme al figlio. Ma non stiamo parlando del più famoso traditore.

Nella Sala del Maggior Consiglio, ci sono i ritratti dei primi settantasei dogi alla guida della Serenissima, su di uno vi è un drappo nero con la scritta “Hic est locus Marini Falethri decapitati pro criminibus”: quello del doge Marin Falier (1285-1355). Decapitato il 17 aprile 1355 per aver tentato di privare del potere il Senato e il Maggior Consiglio, il corpo verrà riposto in un sarcofago, semplice e privo di iscrizioni. Questo fu dimenticato e riaperto solo nell’Ottocento per svuotarne i poveri resti nell’isola di Sant’Ariano. Il sarcofaco oggi è conservato nell’attuale Museo civico di Storia Naturale.

Un altro Doge ebbe grossi problemi con il Consiglio dei Dieci, atto a sorvegliare sulla sicurezza della Repubblica Serenissima: Francesco Foscari (1373-1457). Questa volta, però, non per suoi reati ma per colpa del figlio, Jacopo. Unico erede del doge, era un giovane che amava il lusso e lo sperpero. Quando si scoprì che aveva ricevuto doni dal duca di Milano, in contrasto con la Promissione ducale, scoppiò lo scandalo. Successivamente fu accusato di cospirare contro la Serenissima e per questo venne rinchiuso in perpetuo nel carcere della Canea, dove mori. Il padre, che aveva cercato, supplicando il Consiglio dei Dieci, di salvarlo, morirà per questo dolore qualche giorno dopo il figlio. Di questa tragedia ne trasse un opera George Gordon Byron nel 1821, nonché un opera lirica nel 1844 di Giuseppe Verdi.

Testo a cura di Davide Busato di Venezia Criminale

Le Colonne in Piazza San Marco

Secondo una leggenda le colonne in Piazza San Marco sarebbero state tre invece che due, cosa c’è di vero?

Il giornale dell’Adriatico il 7 luglio del 1893 titolava “Importante scoperta?”: un palombaro, durante alcuni lavori, aveva trovato di fronte l’isola di San Servolo a Venezia, sul fondo del canale, una imponente colonna. Che fosse la terza colonna di San Marco ?

Proprio sulle colonne che oggi si trovano in Bocca di Piazza a San Marco esiste una famosa Leggenda. Le cronache, oltre a soffermarsi sulle difficoltà di erigerle, problematica che rimase insoluta per anni, sostengono inoltre che le colonne in realtà fossero tre! Ma la terza, nel tirarla verso riva, cadde in mare e si perse per sempre.

Secondo alcune notizie cronachistiche, le colonne sarebbero state innalzate durante il dogado di Sebastiano Ziani (1172-1178). La loro provenienza non è certa, alcuni sostengono la Grecia, altri Costantinopoli. Su quest’ultima ci sono però seri dubbi dato che che all’epoca i rapporti tra Venezia e Costantinopoli erano pessimi, a causa della cacciata dei latini dalla capitale bizantina del 1172.

La narrazione continua raccontando dei tentativi di ritrovare la terza colonna, tentativi rimasti insoluti. Ma cosa c’è di vero in questa storia? Nella Relatio de pace veneta, testo degli inizi del XIII testo, che descrive San Marco nel 1177, si segnalano solo “duo ligna magna”, due stili di legno. Le colonne sarebbero state erette successivamente durante il dogato di Orio Mastropiero (1178-1192) quindi, e non in quello dello Ziani. Ma soprattutto perchè portare tre colonne per sostituirne due di legno? I due stili di legno rappresentavano probabilmente la porta della città e avevano quindi un significato ben preciso che non sarebbe stato rappresentato da tre colonne.

Purtroppo a questa domanda non abbiamo risposta, anche la colonna che si pensava essere ritrovata a San Servolo, in realtà non fu mai identificata dagli altri palombari che scesero a controllare. La leggenda continua.

Testo a cura di Davide Busato di Venezia Criminale

Bandi e Pietre

A Venezia chi commeteva illeciti non doveva essere dimenticato: un bel leone in vista sul palazzo segnava le case dei traditori

La damnatio memoriae è una condanna in uso all’antica Roma che prevedeva l’eliminazione di tutte le memorie e i ricordi destinati ai posteri. Ma Venezia, regina del marketing come lo definiremmo noi oggi, si inventò la pena contraria: chi commetteva degli illeciti non doveva essere dimenticato. Venivano scolpite delle lapidi a ricordo delle pene inflitte e dei Leoni di San Marco, sempre in pietra, erano posizionati sulle case sequestrate.

Vettori Grimani, proprietario nel Seicento del palazzo Vendramin Calergi, oggi sede del Casinò di Venezia, è stato una delle più famose vittime di questa pena. L’abate Vettor Grimani venne colpito da bando per essere scappato dalle prigioni di Palazzo Ducale e aver ucciso il Capitan Grande che ne era a guardia. Nel bando, il palazzo di San Marcuola divenne pubblico e sul portone della riva sul Canal Grande, venne posto un leone di San Marco in marmo, visibile da tutti.

Ma non fu certo questo il primo caso e nemmeno quello più eclatante. Nel 1310 avvenne una delle più sanguinose congiure contro il Doge, ordita dai patrizi Bajamonte Tiepolo, Badoero Badoer e Marco Querini. La congiura fallì e ciascuna casa dei ribelli venne segnata con dei leoni in pietra. Purtroppo oggi di questi leoni non ne è rimasta traccia. In calle Moretta a San Canciano ne esisteva ancora uno sul finire dell’Ottocento, mentre in un disegno del Grewembroch, artista fiammingo del 18 secolo, se ne vede uno nella Ca’ Zane, in campo Santa Maria Mater Domini.

E’ tuttora visibile, invece, una pietra a ricordo di una colonna dell’infamia, sempre per la congiura dei Tiepolo-Querini, in un angolo di campo Sant’Agostin. Mentre a Palazzo Ducale, a Rialto e nell’attuale ospedale dei Santi Giovanni e Paolo, se ne trovano affisse ai muri alcune recanti delle pene al bando per peculato.

Non si può certo dire che a Venezia ci si poteva nascondere dalle pene previste!

Testo a cura di Davide Busato di Venezia Criminale

Archeologia a Venezia

Archeologia a Venezia: gli studiosi che si interessarono all’aspetto storico-archeologico in Laguna

Venezia: altre due galere al porto di Lido”, titolava cosi il Gazzettino nel marzo 1892. Mentre Heinrich Schliemann scopriva Troia, cosa succedeva a Venezia?

L’ingegnere-idraulico Tommaso Temanza (1705-1781), che scrisse di una serie di oggetti d’epoca romana rinvenuti nel 1756 durante uno scavo a sud di Fusina, può essere considerato il primo studioso che si interessò dell’aspetto storico-archeologico di Venezia. Ma fu con Giovanni Casoni (1783 -1857) che si cominciarono a fare studi sistematici.

Il Casoni decise di coniugare la sua attività di ingegnere a quella di archeologo, approfittando di ogni incarico per poter scavare e studiare strutture e manufatti. La sua attività di ricerca fu svolta non solo nell’area dell’Arsenale ma anche lungo il Rio di Sant’Angelo, dove rinvenne due sarcofagi interi. Operò anche presso la chiesa di Santa Giustina, dove ritrovò altri sarcofagi e al centro dell’isola di San Pietro di Castello dove rintracciò alcuni sassi informi di pietra molare e cementi di calce e sabbia.

Dopo di lui, altra figura di rilievo nell’archeologia veneziana, fu Nicolò Battaglini (1812- 1887) il quale ebbe il merito di essere il principale artefice della creazione del Museo Archeologico di Torcello su indicazione di Luigi Torelli.

Due ulteriori nomi importanti furono: Urbani De Gheltof ( 1855-1908) e Luigi Conton ( 1866-1954). Il primo lavorò agli scavi di San Paterniano, del Fondaco dei Turchi e del palazzo di Papadopoli, donando successivamente la maggior parte degli oggetti recuperati al Museo di Torcello. Luigi Vittorio Conton, invece, raccolse ceramica durante lo scavo del Rio Novo, presso il Liceo-Ginnasio Foscarini, all’altezza della calle della Misericordia, presso il giardino di Papadopoli e nel tratto del rio di Santa Margherita, tutti pezzi oggi esposti al museo della Ca’ D’Oro.

Dopo di loro, un grande vuoto. Si dovranno attendere gli scavi a Torcello degli anni Sessanta del Novecento, per nuove scoperte archeologiche a Venezia. Ma questa è un altra storia.

Testo a cura di Davide Busato di Venezia Criminale