I condannati a morte venivano trascinati per tutta Venezia, da San Marco a Rialto e viceversa
La
pena di morte in Laguna è nata con
Venezia ed è tramontata con la fine della Repubblica. Nei secoli si può notare una variazione nei modi e nei tempi dell’esecuzione ma la costante è sempre stata quella di creare dei
percorsi all’interno della città che iniziassero e terminassero a
San Marco, così che tutti potessero vedere il condannato. Due grosse colonne di porfido dette
pietre del bando erano state poste a San Marco e a Rialto. Su queste si urlavano i bandi emessi e venivano lette le sentenze. I due luoghi rappresentavano il potere politico e quello commerciale ed erano ovviamente anche quelli maggiormente frequentati.
La prima colonna del bando a
San Marco, secondo le cronache, proveniva da Acri a seguito della Quarta Crociata ed era già usata in quella terra con il medesimo significato. Probabilmente anche il tronco di colonna a
Rialto aveva la stessa provenienza ma nel 1541 lo scultore Pietro da Salò ci aggiunse una statua di un uomo in ginocchio: il famoso "
Gobbo di Rialto", visibile tutt'oggi.
Secondo la cronaca Barba, presente nella biblioteca Marciana, «
Jera costume in Venetia che, quando era terminato un per ladro, over per altro, ad esser frustado da S. Marco a Rialto, li malfatori, come erano in Rialto, andavano a basar il Gobbo di pietra viva che tien la scala che ascende alla colonna delle grida; fu terminado che più questi tali non andassero a far tale effetto, et però fu posto in la colonna sopra il canton, sotto il pergolo grando in Rialto, una pietra con una croce, et uno S. Marco di sopra, aciò li frustadi vadano de cetero a basar la detta croce, et fu posta a dì 13 marzo 1545». Oggi per chi volesse controllare, l'ultimo pilastro dei portici a destra del Gobbo, reca ancora incisa quella croce e sopra la “moeca” ovvero il Leone di San Marco.
Testo a cura di Davide Busato di Venezia Criminale