Il criminale pazzo o il pazzo criminale di San Martino

Il criminale pazzo o il pazzo criminale di San Martino

Il primo Manicomio criminale in Italia a Venezia, Isola di San Servolo

L'istituto del manicomio criminale nasce in Inghilterra alla fine del Settecento con l'inquietante nome di Criminal's Asylums. In Italia sul finire del 1885 il Ministero dell'Interno stabilì di trasformare in manicomio criminale la casa di pena dell'Ambrogiana, situata vicino a Montelupo Fiorentino. Se questo può essere considerato il primo manicomio criminale, non possiamo dimenticare che Venezia possedeva già ai tempi della Serenissima un ospedale per pazzi nell'isola di San Servolo (oggi facilmente raggiungibile con la linea ACTV numero 20). In questo istituto il primo registro a segnalare la presenza di criminali è datato 19 aprile 1869, oltre quindici anni prima di quello dell'Ambrogiana. A San Servolo soggiornarono matricidi come Giovan Battista Toscani, entrato il 10 dicembre del 1913 e uscito 6 anni dopo, aggressori sessuali come il prete Cipriano Scarpetta, ricoverato il 16 giugno 1904 e morto nell'ospedale e il famoso prete Vianello Vianelli, conosciuto come il pretefobico, per aver attentato alla vita di due preti a San Marco sul finire dell'Ottocento. Ma un caso emblematico di pazzo criminale, degno di nota, avvenne nel 1721 presso la parrocchia di San Martino. In una delle farmaciaabuonmercato.com case vicine all'Arsenale abitava Caterina Ceschi, moglie di Marco, un arsenalotto. In una fredda giornata di fine novembre venne trovata in cucina insanguinata e parzialmente bruciata, morendo otto giorni dopo. Per quell'assassinio venne arrestato il fratello Zuan Maria Ceschi, che si era rifugiato presso la chiesa stessa di San Martino, il quale confessò di averle dato fuoco perchè era una strega. Solo che la magia nera non c'entrava per nulla; Zuan Maria era in cura presso un medico che cercava da qualche anno di guarirlo da un “opresion di mente” attraverso “delle pilole ceffaliche per espurgar il cervelo”, in altre parole era considerato pazzo. Lo stesso governo aveva deciso di non fargli pagare le tasse a causa del suo stato mentale. In un periodo durante il quale vigeva la pena di morte per chi si macchiava di omicidio, il processo che si svolse tenne conto di tutto ciò e cosi il magistrato Angaran, del temibile Consiglio di Dieci, decise che la condanna sarebbe stata l'affidamento di Zuan Maria a Giovan Battista Saura che lo avrebbe custodito evitando che potesse nuocere ad altri. Testo a cura di Davide Busato di veneziacriminale.wordpress.com