Venezia.net

Le perle veneziane in vetro murrino

Le perle veneziane in vetro murrino costituiscono l’unico manufatto in vetro che ha avuto, nei secoli, una diffusione senza pari nel mondo. La distribuzione e lo smercio di perle veneziane, a partire dal XV secolo, nelle colonie dell’Africa Occidentale e delle Americhe supera di molto persino quella dei famosi vasi e lampadari di Murano.

La delicata e raffinata declinazione del vetro nella produzione di perle costituisce un’incredibile e inaspettata forma creativa. Un tempo era considerata strumento di scambio, e oggi è invece espressione originale di un decoro tanto effimero quanto indispensabile.

Le prime notizie sulla produzione di perle in vetro murrino a Venezia risalgono al XIII secolo, quando venivano prodotte gran quantità di conterie o paternostri di vetro. La lavorazione delle perle veneziane in vetro murrino si arricchì poi lentamente nei secoli successivi.

La materia prima per la produzione di perle rimase la canna e a seconda di come questa viene utilizzata, le perle si dividono in perle da canna e perle da avvolgimento.

Le prime sono ottenute da una canna forata che viene tagliata e rifinita tramite molatura o a caldo. Le perle da avvolgimento sono anche definite perle da lume e nacquero intorno alla metà del XVI secolo. Vengono formate una ad una fondendo, con il calore della fiamma, una bacchetta di vetro attorno ad un tondino di ferro ricoperto da una pasta argillosa, rifinendole quindi secondo una infinita varietà di modelli.

Con l’invenzione della tecnica a lume la produzione di perle conosce un nuovo grande impulso; nacque così una nuova corporazione di mestiere, quella dei supialume (così chiamati perché, oltre alle perle, producevano anche oggetti vuoti all’interno perché soffiati a bocca) divenuta poi, nel 1672, “Arte dei Perleri”.

Il tipo Rosetta è sicuramente la perla veneziana più famosa. La canna da cui si ottiene racchiude all’interno, per tutta la lunghezza, un disegno a stella a dodici punte, dai colori bianco, blu e rosso mattone.

Mediante l’operazione di molatura, il pezzo di canna assume la forma ovoidale, a botticella: il disegno viene in questo modo messo in risalto in tutto il suo splendore.

Altro tipo di perla molto conosciuto e diffuso è quella di Mosaico, dette anche Millefiori. Sono formate alla lume, ricoprendo un’anima di vetro nero con tante fettine di murrina.

La produzione di perle “a lume”, dei paternostri (dette conterie) e della perla Rosetta e Millefiori raggiunse il suo massimo tra la fine dell’Ottocento e gli anni Sessanta del Novecento quando venivano richieste in gran quantità soprattutto presso le colonie dell’Africa Occidentale, delle Americhe e in India.

Portate in quei paesi lontani da compagnie straniere a bordo delle loro navi, vengono usate come preziosa materia di scambio (trade beads). Con esse si possono acquistare oro, spezie, e perfino schiavi. Presso i nativi sono inoltre molto apprezzate per il valore “magico” e scaramantico a loro attribuito.

Cannaregio, il sestiere di Venezia che si estende da Fondamente Nove fino alla Stazione Ferroviaria, era la zona in cui venivano lavorate dalle cosiddette perlere, riunite in laboratori o più semplicemente nelle loro case.

A partire dal 1910 la più importante delle Compagnie che commerciavano le perle era la tedesca Sick & Co., sostituita dal 1921 dalla olandese Handelmaatchappij. Alla chiusura dell’attività nel 1963, il campionario della Sick, costituito da 200 cartelle per un totale di 22.000 perle, è stato ceduto al Tropenmuseum di Amsterdam.

Per ammirare delle perle veneziane in vetro murrino  in tutto il loro splendore potete recarvi a Murano presso la Ercole Moretti e F.lli che ancora oggi detiene il primato nella produzione di questi meravigliosi oggetti.

Proprio i Moretti hanno ulteriormente sviluppato la produzione con, per esmpio delle imitazioni di pietre dure, soprattutto del turchese caramazze, che poteva ingannare chi non conoscesse alla perfezione gli originali.

Anche altre pietre sono ben imitate: il quarzo rosa, la malachite, il topazio e l’ametista. Alcune risultano addirittura inventate, ma talmente verosimili da sembrare vere. Nel 1968 viene introdotta una “piccola grande invenzione”, quella delle cosiddette murrine, ottenute realizzando una complessa composizione all’interno di una sagoma di rame piatto, che avvia una moda viva ancor oggi.

Pendenti grandi e piccoli, piatti e ciotole di murrina sono gli ultimi nati dalla eclettica fantasia dei Moretti, che in questi cento anni hanno utilizzato tecniche diverse utilizzando i materiali più disparati, tuttavia, proprio la lavorazione a murrina rappresenta a tutti gli effetti il loro vero “fiore all’occhiello”.

Exit mobile version