Il temutissimo Consiglio dei X e le famose Bocche delle denuncie a Venezia
Tra le magistrature di
Venezia che si occupavano della giustizia penale, forse quella che più colpiva l'immaginazione del popolo, era quella del temibile
Consiglio dei X. Fu istituito nel 1310 per reprimere la fallita congiura Querini-Tiepolo, della quale ci rimane la lapide all'angolo di campo Sant'Agostin.
A discapito del nome il
Consiglio dei X era costituito da 16 membri: 10 tratti dal senato, sei consiglieri ducali e il Doge stesso. Per la regalità delle sedute doveva essere presente almeno un avogadore di comun, con facoltà di proposta ma senza diritto di voto. I dieci duravano in carica un anno, mensilmente eleggevano tre capi, con funzioni di direzione. Se nasce come tribunale politico, nel tempo ampliò le sue competenze a ogni materia che avesse attinenza con la sicurezza dello Stato. Le indagini erano condotte sulla base delle informazioni fornite dai Capi di Sestiere, dagli informatori del consiglio stesso e dalle denunce segrete raccolte nelle
Boche delle Denuntie o
Boche de Leon disseminate per la città e all'interno dello stesso
Palazzo Ducale.
Le
Bocche delle denuncie furono introdotte solo a partire dalla seconda metà del Cinquecento e alcune di esse sono ancora presenti a Venezia (sul muro della chiesa di San Martino a Castello, sulla fondamenta delle Zattere vicino alla chiesa dei Gesuati). Il Consiglio dei Dieci giudicava i reati del patriziato, degli ecclesiastici, controllava le scuole e sovrintendeva alla cancelleria. I Dieci operavano con
rito inquisitorio, dove giudice e accusatore si fondono in un unico soggetto. Gli imputati, arrestati dalla "milizia" propria, non dovevano conoscere né chi li accusava né chi testimoniava contro di loro, ed erano per di più
tenuti a difendersi da soli, senza l'aiuto degli avvocati. Questo al fine di non far influire sul giudizio finale a causa del potere politico esercitato dalla famiglia del nobile che si andava a giudicare. Se il caso era di stretta competenza dei Dieci nessuna altra magistratura poteva intromettersi. Proprio a causa della segretezza con la quale agivano, il materiale prodotto era ridotto, gli incartamenti dei singoli processi furono distrutti dai francesi, si sono conservati solo quelli della seconda metà del Settecento e un paio del Seicento, tra questi quello sull'attentato a
Fra Paolo Sarpi.
Testo a cura di Davide Busato di Venezia Criminale