La Peste nelle Isole della Laguna ?>

La Peste nelle Isole della Laguna

Dal: 16-12-2013 Al: 25-12-2013
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Il terribile morbo della peste nera uccise, nei secoli, oltre un terzo della popolazione di Venezia. Pensate che addirittura, il 3 aprile del 1348, si decise di adottare misure straordinarie e incisive al fine di porre un rimedio all’eccessivo accumulo di cadaveri in città; a tal proposito, il Maggior Consiglio propose per la sepoltura dei corpi di adibire i monasteri di San Leonardo in Fossa Mala e San Marco in Boccalama, per tutti coloro che non avessero dimora o per volontà dei parenti che non volevano farli seppellire in città. In quest’occasione vennero offerte delle specifiche sulle dimensioni delle fosse stesse, queste dovevano essere il più profonde possibile, per almeno cinque piedi, al fine di evitare cattivi odori. La vastissima diffusione del morbo comportò, però, che dopo il 5 giugno dello stesso anno queste due località divenissero inservibili tanto da scegliere l’isola di Sant’Erasmo e la località di San Martino de Strata. Seppellendo i cadaveri lontano della città si cercava di limitare il morbo e di creare meno disagio possibile alla popolazione. Sebbene le isole sopracitate fossero semi deserte, la popolazione che vi risiedeva dovette condividere una realtà alquanto macabra, nonché, affrontare i problemi che da tali scelte si vennero a creare. Il 2 gennaio del 1348 Nicolò di Sant’Erasmo ebbe in affitto dalla chiesa dei Santi Maria e Donato di Murano un terreno da coltivare nei pressi della chiesa di Sant'Erasmo, ma a causa dei cadaveri seppelliti in seguito alle decisioni prese dal Maggior Consiglio, non gli fu possibile coltivarlo e chiese un risarcimento, ottenendolo. Ma quello del 1348 non fu l'unico contagio. Nel 1576 scoppiò una nuova epidemia, non bastando i lazzaretti, quello vecchio e quello nuovo, nonché le altre isole in gestione dei Provveditori alla Sanità, il 2 luglio il Senato ordina che per tutte le merci sospette si sarebbe usato il prato del monastero di Sant'Andrea della Certosa, un isola posta tra San Pietro di Castello e il Lido di Venezia. Vengono cosi trasferite immediatamente oltre 1777 casse di merce sospetta, che sarebbero state poi bruciate. I monaci, che abitavano l'isola, quando finì il contagio inviarono una lettera per farsi pagare e rimediare ai danni causati da questo uso improprio della loro isola, ovviamente anche questa volta la Serenissima pagò. Testo a cura di Davide Busato di Venezia Criminale 

La Peste nelle Isole della Laguna
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