L’abituale appuntamento primaverile con " Temporanea - Le Realtà possibili del Caffè Florian " presenta quest’anno la mostra “So, we’ll go no more a roving” dell’artista Qiu Zhijie
Un’eccezionale installazione all’interno e all’esterno del
Caffè Florian di
Venezia, opera site specific del noto artista cinese
Qiu Zhijie, prenderà vita dall’8 maggio al 31 agosto 2015 in occasione della XIII edizione di “
Temporanea - Le Realtà possibili del Caffè Florian”, l’iniziativa artistica che ha portato nelle sale del Caffè più antico d’Italia e piccolo gioiello di
Piazza San Marco, sempre in occasione della
Biennale, numerosi artisti di fama internazionale come
Mimmo Rotella,
Fabrizio Plessi e
Omar Galliani.
Con la mostra “
So, we’ll go no more a roving ”, il cui titolo è tratto da una poesia di
Lord Byron,
Qiu Zhijie reinterpreta la Sala Cinese del Caffè più antico del mondo. L’opera site specific è realizzata in esclusiva per la collezione
Florian: pareti, soffitto, pavimento, tavolo e sedie sono rivestiti con specchi sui quali sono state incise frasi di frequentatori famosi del
Florian (Byron, Goethe, Carlo Goldoni, Dickens e altri) che rievocano conversazioni avvenute all’interno della Sala. Le scritte appaiono rovesciate e quindi possono essere lette soltanto attraverso lo specchio situato in posizione opposta.
L’idea dell’artista è legata, in parte, alla storia di
Venezia: lo specchio, infatti, è stato inventato proprio nella città lagunare nel 1460 e per centocinquant’anni
Venezia ha avuto il
monopolio dell’industria degli specchi. La tradizione delle scritture speculari risale invece all’epoca pre-islamica nella Penisola Arabica; la maggior parte delle scritture personali di Leonardo da Vinci, inoltre, è in corsivo speculare. Venezia diventa quindi il luogo di incontro di tradizioni europee, arabe e asiatiche.
Oltre alla Sala Cinese, è l’intero Caffè a essere coinvolto nell’opera di Qiu Zhijie. Frasi di personaggi celebri sono leggibili sugli specchi che decorano le Sale. Anche i tavoli in Piazza San Marco sono ricoperti da specchi con incise delle frasi che formano un cerchio; per leggerle, il visitatore deve camminare intorno al tavolo rendendo i caratteri una sorta di "motore di azionamento".